Si interruppe e Chloe lo vide lottare contro un’ondata di emozione, cercando di non crollare davanti a loro.
“Signor Hilyard, io sono l’agente Fine e questo è il mio partner, l’agente Moulton. Mi chiedevo se potesse dirmi quali legami ha la sua famiglia con la politica.”
“Gesù” sussurrò lui. “È un’esagerazione. La polizia ha fatto un gran casino in proposito, erano fuori di testa. Sicuramente è per questo che siete stati chiamati, non è così?”
“Quindi è vero che avete legami politici?” chiese Moulton eludendo la domanda.
“Il padre di Lauren giocava a golf con il Segretario della Difesa. Erano buoni amici, sono cresciuti insieme, giocavano a football insieme, cose del genere. A volte escono ancora insieme, per andare a caccia o a pesca.”
“Lauren ha mai parlato con il Segretario?” volle sapere Chloe.
“Non da quando siamo sposati. Lui è venuto al nostro matrimonio e ogni anno riceviamo gli auguri di Natale dalla sua famiglia, ma questo è quanto.”
“Pensa che ciò che è successo potrebbe essere collegato a quella conoscenza?” chiese Moulton.
“Se è così, non so proprio perché. Lauren non si interessava minimamente alla apolitica. Credo che sia solo suo padre che vuole sembrare importante. Qualcuno ha ucciso la sua bambina, quindi dev’essere per forza perché lui conosce persone importanti. È un coglione.”
Cosa può dirci degli ultimi giorni di vita di Lauren?” chiese Chloe.
“Ho già detto alla polizia tutto quello che so.”
“Certo, lo sappiamo” disse Moulton. “Abbiamo una copia dei loro verbali. Ma per poter avere un punto d’appoggio saldo, potremmo doverle rivolgere domande alle quali ha già risposto.”
“D’accordo, va bene” disse Jerry.
Chloe pensò che Jerry non sembrasse rendersi pienamente conto di quello che stava succedendo. Sembrava incredibilmente distaccato. Se non avesse saputo la situazione traumatica in cui si trovava, avrebbe pensato che fosse sotto l’effetto di stupefacenti.
“La prima domanda potrà sembrarle sciocca, in luce di quanto accaduto” disse Chloe, “ma le viene in mente qualcuno che potrebbe aver avuto un motivo di avercela con sua moglie?”
Jerry fece una smorfia e scosse la testa. Quando parlò, la voce gli tremava, come in preda ad uno sbadiglio prolungato. “No. Lauren stava sulle sue. Era un’introversa. Ultimamente era anche peggiorata... si era chiusa in se stessa.”
“Ha idea del perché?”
“Aveva un passato difficile. Genitori difficili. Alle superiori era una specie di bullo. Immagino che al giorno d’oggi è così che verrebbe etichettata. O magari una ragazzaccia. Di recente era venuta a patti con i suoi errori. Penso che le cose siano peggiorate quando è stata invitata a quella maledetta rimpatriata delle superiori.”
“L’idea di andarci la metteva in ansia?” chiese Chloe.
“Non ne sono sicuro. La rattristava, credo... pensare alle persone con cui si era comportata male.”
“Voi due vi siete diplomati insieme?” chiese Moulton.
“Sì.”
“Ed è andato con lei alla rimpatriata?”
“Dio, no. Odio quel genere di cose. Atteggiarsi e fingere di andare d’accordo con gente che a scuola detestavi. No, io ne sono rimasto fuori.”
“Ha detto che sua moglie era un’introversa” disse Chloe. “Non aveva molti amici?”
“Alcuni. Claire era una di quelli. Le poche amiche che aveva erano come una famiglia per lei. Erano molto unite.”
“Ha parlato con loro da quando è successo?” volle sapere Moulton.
“Solo con una. Ha chiamato poco dopo, per sapere se avessi bisogno di qualcosa.”
“E queste amiche sono andate insieme a lei alla rimpatriata?”
“Sì. Anche Claire c’è andata, ma anche lei è un’introversa. Credo ci sia andata per pura curiosità.”
“Lei e Lauren avete figli?” chiese Chloe. “In un quartiere come questo, avevo immaginato che dovesse esserci almeno un bambino in ogni casa.”
“Ne abbiamo due. La più grande, Victoria, ha diciotto anni. Ha appena iniziato il college. Lei... ha preferito passare questo momento difficile con i nonni. E dato che lei è andata da loro, anche il più piccolo, Carter, è voluto andare con lei. Non ho mai avuto rapporti stretti con i miei suoceri, ma il fatto che i miei figli possano stare con loro adesso è una benedizione. Mi sento un padre terribile, ma credo che se i miei figli fossero, qui crollerei completamente.”
“Quindi non prova risentimento per il fatto che i suoi figli siano con i nonni?”
“Vorrei che fossero qui con me... solo per vederli. Ma sono distrutto. E finché la casa non sarà di nuovo a posto... è meglio che restino là.”
“Ha detto che sua figlia ha preferito stare con loro in questo momento terribile.” disse Moulton. “Come mai?”
“Non vedeva l’ora di andarsene di casa. Negli ultimi anni i suoi rapporti con Lauren erano piuttosto tesi. Roba tra madre e figlia. Nostra figlia... di notte faceva entrare di nascosto dei ragazzi in casa. Lo faceva fin da quando aveva tredici anni. A quindici anni c’è stato il primo falso allarme di una gravidanza. Se fate due conti... Lauren aveva trentasette anni. Quando abbiamo avuto la nostra prima figlia, eravamo entrambi diciannovenni.”
Chloe rifletté che quella tumultuosa situazione famigliare doveva rendere le cose ancora più difficili per Jerry Hilyard. Non riteneva ci fosse altro che valesse la pena approfondire, tranne forse parlare con la figlia.
“Signor Hilyard, avrebbe qualcosa in contrario se dessimo un’occhiata a casa sua?” chiese.
“Fate pure. Lo sceriffo e alcuni dei suoi uomini ci sono già stati alcune volte. Il codice per entrare è due-due-due-otto.”
“La ringrazio, signor Hilyard” disse Moulton. “La prego di contattarci se le viene in mente altro. Adesso credo che dovremmo parlare con la signora Lovingston, per vedere se ha qualche dettaglio da aggiungere.”
“Ha detto alla polizia tutto ciò che sa. Credo che stia cominciando a irritarsi.”
“E che ci dice del marito? Conosceva bene sua moglie Lauren? Magari facevate uscite a quattro?”
“No. Il marito di Claire è quasi sempre fuori città per lavoro. Però l’ho chiamato con FaceTime per chiedergli se potevo stare a casa sua per qualche tempo. Comunque, il più delle volte erano solo Claire e Lauren a frequentarsi. Una volta a settimana si trovavano per bersi un bicchiere di vino sotto il portico, una volta qui e una volta da noi.”
Claire fece il suo ingresso silenziosamente, dopo aver probabilmente messo a dormire il bambino.
“Facevamo le tipiche cose da donna: parlavamo dei mariti, ricordavamo il passato. Io mi sfogavo con lei parlando delle gioie e dei dolori di avere un neonato. Più di recente, abbiamo parlato anche di quello che stava passando con sua figlia.”
“Cosa può dirci di Lauren? Cosa potrebbe aver spinto qualcuno a farle una cosa simile?” chiese Chloe.
“Alle superiori Lauren prese alcune decisioni che i suoi genitori non approvavano” rispose Claire. “Una volta che Lauren si fu diplomata ed ebbe una figlia... be’, il college era fuori discussione.”
“Si vergognavano” aggiunse Jerry. “Si infuriarono e si trasferirono in New Hampshire. Ogni volta che possono, riempiono la testa di nostra figlia di bugie su Lauren.”
“Vogliono riparare alla loro negligenza, agli sbagli fatti crescendo Lauren” disse Claire. “Una coppia di autentici stronzi.”
Vedendo che la conversazione si stava trasformando in una scusa per parlar male dei genitori della vittima, Chloe intervenne. “Signora Lovingston, a lei vengono in mente eventuali nemici che Lauren possa aver avuto? Anche solo persone con cui aveva rapporti tesi?”
“Non al di fuori della famiglia. E nonostante siano degli idioti, i suoi certamente non avrebbero mai fatto un gesto così... così deplorevole.”
Moulton pescò un biglietto da visita dalla tasca, posandolo sul tavolino. “Per favore... se a uno di voi due viene in mente altro, non esitate a contattarci.”
Claire e Jerry si limitarono entrambi ad annuire. La conversazione era stata breve, ma erano piuttosto provati. Chloe e Moulton uscirono in un silenzio impacciato.
Una volta fuori, diretti verso la macchina, Chloe si fermò un momento sul marciapiede. Guardò verso la casa degli Hilyard e notò che da lì non era visibile. Eppure, iniziava ad essere d‘accordo con Moulton. Forse era comunque troppo vicina. E se la camera da letto era ancora nelle condizioni che aveva visto in foto, le sembrava quasi morboso che Jerry stesse così vicino.
***
Ci vollero solo venti secondi per raggiungere la casa degli Hilyard. Chloe trovava estremamente inquietante il fatto che somigliasse tanto alla casa dei Lovingston – e praticamente a tutte le altre case dell’isolato. Entrarono dall’ingresso con il codice fornito da Jerry e quando misero piede in casa, tutto era immobile e silenzioso.
Sapendo perfettamente perché erano lì, andarono al piano di sopra senza perdere tempo. La camera padronale fu facile da individuare: era la stanza in fondo al corridoio. Oltre la porta aperta, Chloe riusciva già a vedere le scie di sangue sulla moquette e sulle lenzuola.
Tuttavia, constatò con sollievo che la scena non era raccapricciante quanto nelle foto che il Direttore Johnson gli aveva mostrato. Prima di tutto, il cadavere era stato rimosso. In secondo luogo, essendo trascorso del tempo, le macchie di sangue erano un po’ sbiadite.
Raggiunsero il letto, facendo attenzione a non calpestare il sangue sulla moquette. Chloe notò che il coroner, o forse i poliziotti, avevano inavvertitamente pestato qualche chiazza. Chloe guardò dall’altra parte della stanza, dove c’erano una cassettiera e un televisore montato sulla parete. Probabilmente stava guardando la TV quando è successo, magari per scacciare dalla mente la rimpatriata...
Chloe scese al piano di sotto e diede un’occhiata in giro, senza però trovare segni di scasso o indizi che qualcosa fosse stato rubato. Controllò il salotto, la cucina e la stanza per gli ospiti. Uscì anche nella veranda sul retro, dove nell’angolo c’era un tavolo con un posacenere al centro, all’ombra del telone.
Quando vide il contenuto del posacenere, Chloe si avvicinò, interessata. Non c’erano mozziconi di sigarette, ma un tipo diverso di cenere e della carta. Si chinò per annusare: l’odore della marijuana era inconfondibile. Rimase a riflettere, tentando di stabilire se quel dettaglio potesse essere in qualche modo rilevante.
Chloe sussultò sentendo il suo cellulare squillare. Moulton, che nel frattempo era uscito in veranda per aggiungerla, ridacchiò vedendola colta alla sprovvista. Chloe alzò gli occhi al cielo e rispose, anche se non riconosceva il numero.
“Pronto, qui agente Fine.”
“Sono Claire Lovingston. Forse potrebbe interessarvi che ho appena ricevuto una telefonata da un’amica, Tabby North. Lei era una delle amiche di cui vi ha parlato Jerry. Voleva sapere se avevo già parlato con le forze dell’ordine. Quando le ho detto che l’FBI era appena stato qui, ha detto di voler parlare con voi.”
“Ha delle informazioni?”
“Sinceramente... Non lo so. Probabilmente no. Ma la nostra è una piccola comunità. Credo semplicemente che vogliano arrivare in fondo a questa storia. Sono sicura che tutti sapranno esservi d’aiuto.”
“Ottimo. Mi mandi il suo numero per messaggio.”
Chloe riattaccò e riferì a Moulton. “Era Claire. Ha detto che un’altra delle amiche di Lauren ha chiamato per sapere se c’erano sviluppi. Vuole parlare con noi.”
“Va bene. Sarò sincero... per me possiamo andarcene da qui. Quella camera da letto mi mette i brividi.”
Era una descrizione più che azzeccata. Chloe aveva ancora in mente le fotografie, perciò vedere la stanza senza il cadavere era come guardare un luogo abbandonato.
Ciononostante, tornarono nella camera da letto e controllarono il bagno, il guardaroba, persino sotto il letto. Non trovando nulla di interessante, se ne andarono da quella casa, e dal quartiere Farmington Acres. Chloe si ritrovò di nuovo a pensare che fosse un quartiere davvero bello, perfetto per metter su famiglia e costruirsi un futuro.
Sempre che ti andasse bene che, di tanto in tanto, si verificasse qualche omicidio.
О проекте
О подписке