Riley e Jenn mostrarono i loro distintivi e si presentarono.
“Ecco la nostra vittima” Sinard disse.
Indicò un punto in fondo al buco poco profondo, dove una ragazza giaceva a terra con indosso un prendisole arancione acceso. Il vestito era tirato su fin sopra le cosce, e Riley vide che le era stata tolta la biancheria. Non indossava le scarpe. Il viso era insolitamente pallido, e la bocca spalancata conteneva ancora della terra. Gli occhi anche erano spalancati. Il corpo sporco di terra era privo di colore, non aveva più quello tipico di un essere umano.
Riley tremò un po’. Raramente provava alcuna emozione, vedendo un cadavere: ne aveva visti talmente tanti nel corso degli anni. Ma questa ragazza le rammentava troppo April.
Riley si rivolse al coroner.
“E’ giunto a qualche conclusione, Signor Teague?”
Barry Teague si accovacciò accanto alla buca, e Riley fece lo stesso.
“La situazione è brutta, molto brutta” disse con una voce priva di emozione.
Indicò le cosce della vittima.
“Vede quei lividi?” lui chiese. “Mi fanno pensare che sia stata stuprata.”
Riley non lo disse, ma era certa che l’uomo avesse ragione. A giudicare dall’odore, immaginò anche che la ragazza fosse morta la notte precedente, e che fosse rimasta sepolta per la maggior parte di quel tempo.
Poi, chiese al coroner: “Quale pensa sia la causa della morte?”
Teague emise un verso che esprimeva impazienza.
“Non lo so” rispose. “Forse se voi federali mi lasciaste portare il corpo via da qui, facendomi fare il mio lavoro, potrei scoprirlo.”
Riley era incollerita dentro di sé. Il risentimento dell’uomo nei confronti della presenza dell’FBI era palpabile. Lei e Jenn Roston stavano per trovare molta resistenza da parte dei locali?
Si rammentò che era stato il Capo Sinard a richiedere la loro presenza. Almeno, poteva contare sulla sua collaborazione.
Poi, si rivolse di nuovo al coroner: “Può portarla via ora.”
Si rimise in piedi e si guardò intorno. Vide un uomo anziano a circa quindici metri di distanza, sporgersi contro un trattore e guardare verso il corpo.
“Chi è quello?” chiese al Capo Sinard.
“George Tully” fu la risposta di Sinard.
Riley ricordò che George Tully era il proprietario di quella terra.
Lei e Jenn lo raggiunsero e si presentarono. Tully sembrò a malapena notare la loro presenza. Continuava a guardare verso il corpo, mentre la squadra di Teague si preparava attentamente a rimuoverlo.
Riley gli disse: “Signor Tully, so che è stato lei a trovare la ragazza.”
L’uomo annuì, quasi annoiato, senza riuscire a distogliere lo sguardo dal cadavere.
Riley proseguì: “So che è difficile. Ma per favore, potrebbe raccontarmi che cos’è successo?”
Tully si espresse con voce vaga e distante.
“Non c’è molto da dire. Io ed i ragazzi siamo usciti stamattina presto per seminare. Ho notato qualcosa di strano nel suolo, lì. Il suo aspetto mi ha preoccupato, perciò ho iniziato a scavare … e poi, l’ho trovata.”
Riley sentiva che Tully non sarebbe stato in grado di dirle molto.
Jenn chiese: “Ha idea di quando il corpo possa essere stato sepolto qui?”
Tully scosse la testa senza aggiungere nulla.
Riley si guardò intorno per un istante. Il campo sembrava essere stato recentemente arato. “Quando avete arato il campo?” insisté con una nuova domanda.
“L’altro ieri. No, ancora prima. Stavamo appena cominciando a seminarlo oggi.”
Riley cominciò a riflettere. Sembrava reggere la sua ipotesi che la ragazza fosse stata uccisa e poi sepolta la notte precedente.
Tully diede un’occhiata veloce, mentre continuava a fissare davanti a sé.
“Il Capo Sinard mi ha detto il suo nome” l’uomo disse. “Katy, il cognome era Philbin, mi sembra. Stranamente, non riconosco quel nome. E non riconosco nemmeno lei. Una volta …”
Poi fece una pausa di un istante.
“Una volta conoscevo piuttosto bene tutte le famiglie in città, e anche i loro figli. I tempi sono cambiati.”
C’era un’insensibile, dolorosa tristezza nella sua voce.
Riley riuscì a sentire il suo dolore ora. Era sicura che avesse sempre vissuto lì, così come i genitori, i nonni e i bisnonni, e lui aveva sperato di passare la fattoria ai figli e nipoti.
Non aveva mai immaginato che una cosa simile potesse succedere lì.
Lei si rese conto anche di un’altra cosa: Tully era rimasto nello stesso punto esatto per ore, osservando con inorridita incredulità il corpo della povera ragazza. Aveva trovato il cadavere al mattino presto, l’aveva riferito e, poi, non era riuscito a staccarsi da quel punto. Ora che stavano portando via la vittima, forse anche lui si sarebbe spostato.
Ma Riley sapeva che l’orrore non avrebbe abbandonato l’uomo.
Le sue parole riecheggiarono nella sua mente …
“I tempi sono cambiati.”
Doveva aver percepito che il mondo fosse impazzito.
E forse è proprio così, Riley pensò.
“Siamo terribilmente dispiaciuti che sia accaduto” Riley gli disse.
Poi, lei e Jenn tornarono verso il punto che era stato scavato.
La squadra di Teague ora aveva adagiato il corpo su una barella, coprendolo. Si stavano cautamente muovendo sopra il terreno arato, dirigendosi verso il veicolo del coroner.
Teague si avvicinò a Riley e Jenn. Parlò con quello che era il suo tono apparentemente monotono.
“Per rispondere alla vostra domanda relativa alla modalità della morte … ho dato un’ulteriore occhiata, e lei è stata picchiata, l’ha colpita più di una volta. Questo è quanto.”
Senza aggiungere un’altra parola, si voltò e tornò ad unirsi alla sua squadra.
Jenn sbottò con una risatina irritata.
“Beh, sembra che il test sia stato fatto per quanto lo riguarda” lei disse. “E’ un vero tesoro.”
Riley scosse la testa, concordando sgomenta.
Poi, si avvicinò al Capo Sinard, chiedendogli: “E’ stato trovato altro insieme al corpo? Una borsetta? Un cellulare?”
“No” fu la risposta di Sinard. “Chiunque sia il colpevole, deve averli tenuti con sé.”
“Io e l’Agente Roston dovremo incontrare la famiglia della ragazza al più presto possibile.”
Il Capo Sinard si accigliò leggermente.
“Sarà molto difficile” disse. “Il padre, Drew, è venuto da poco ad identificare il corpo. Era in uno stato pessimo quando se n’è andato.”
“Capisco” commentò Riley. “Ma è davvero necessario.”
Il Capo Sinard annuì, estrasse una chiave dalla sua tasca, e indicò un’auto lì vicino.
“Immagino che a voi due serva un mezzo di trasporto” disse loro. “Potete usare la mia auto, per tutto il tempo che resterete qui. Io guiderò un veicolo della polizia e vi starò davanti, mostrandovi dove vivono i Philbin.”
Riley lasciò che Jenn prendesse le chiavi e si mettesse alla guida. Presto seguirono l’auto della polizia di Sinard, diretti verso la cittadina di Angier.
Riley chiese alla nuova partner: “Quali sono le tue idee a questo punto?”
Jenn guidò in silenzio per un istante, mentre sembrava rimuginare sulla domanda.
Poi, disse: “Sappiamo che la vittima aveva diciassette anni, circa la metà delle vittime di questo genere di crimine hanno questa età. E’ pur sempre un caso insolito. Molte vittime di predatori sessuali sono prostitute. Questo può ricadere nel dieci per cento di vittime di conoscenti in un modo o nell’altro.”
Jenn fece una nuova pausa.
Poi, aggiunse: “Più della metà di questo genere di omicidi avviene per strangolamento. Ma il trauma causato dalla forza bruta è la seconda causa di morte più diffusa. Perciò, in tal senso, questo omicidio potrebbe non essere atipico. Eppure, ci mancano molti dati. La domanda più importante è se abbiamo a che fare con un serial killer.”
Riley annuì tristemente, concordando. Jenn non stava dicendo nulla che lei non sapesse già, ma quali che fossero i suoi sospetti nei confronti della nuova partner, almeno quest’ultima si stava dimostrando bene informata. Ed entrambe stavano considerando la possibilità di una terribile risposta a quella domanda, sperando entrambe in un “no.”
Nell’arco di pochi minuti, si trovarono a seguire Sinard ad Angier, lungo Main Street. Riley non vide nulla che la distinguesse dalle altre strade omonime in cui era stata in tutto il Midwest: c’erano file sciatte e prive di carattere di negozi, alcuni vecchi ed altri nuovi. Non scorse alcuna traccia di fascino o di appartenenza ad altri tempi. Riley ebbe piuttosto la stessa sensazione, che aveva provato durante il viaggio attraverso la prateria ondulata: si trattava del timore che qualcosa di oscuro si celasse dietro l’apparenza dell’aspetto sano del Midwest.
Diede quasi voce ai suoi pensieri. Ma rammentò rapidamente a se stessa che non c’era Bill al suo fianco, bensì una ragazza che conosceva a malapena, e di cui non sapeva ancora di potersi fidare.
Jenn Roston avrebbe condiviso le sensazioni di Riley, o avrebbe anche solo voluto sentirle?
Riley non lo sapeva affatto, e la cosa l’agitava.
Era difficile non avere un partner con cui poter parlare liberamente, esprimendo idee, man mano che le venivano, per comprendere se avessero un senso oppure no. Bill le mancava sempre di più, così come Lucy.
La famiglia della vittima viveva in un bungalow vecchio ma ben tenuto, posto lungo una tranquilla strada di periferia, ingombra di veicoli parcheggiati, così come il violetto d’accesso. Riley immaginava che i Philbin avessero molte visite al momento.
Sinard fermò la sua auto sulla strada, e uscì dal veicolo. Fece cenno a Jenn di proseguire verso un piccolo spazio e restò a dare indicazioni per aiutarla a parcheggiare. Una volta sistemata l’auto, Riley e Jenn uscirono dal veicolo e s’incamminarono verso la casa. Il Capo Sinard era già davanti alla porta, con l’auto ancora parcheggiata in seconda fila sulla strada.
Riley si chiese se stessero per incontrare un’innocente famiglia in lutto e molti amici e parenti sinceri e benintenzionati.
O avrebbero avuto davanti persone in grado di commettere un omicidio?
Ad ogni modo, Riley temeva sempre quel tipo di visita.
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