Mogsy e Rain abbaiarono di gioia per tutto il viaggio fino alla fattoria. Emily e Daniel non li portavano spesso in luoghi che non fossero la spiaggia e il parco dove fare due passi, quindi sentivano che stava accadendo qualcosa di entusiasmante. Ma per quanto i cani sembrassero felici, ciò non era niente in confronto alla gioia di Chantelle. Per tutto il tragitto guardò fuori dal finestrino con gli occhi spalancati, scrutando il panorama fatto dalle bellissime strade costeggiate dagli alberi, le cui foglie si stavano facendo da verdi ad arancioni. Emily adorava guardare la bambina fissare meravigliata l’ambiente. Le scaldava il cuore sapere che l’avevano tolta dalla privazione, che l’avevano salvata dalla sua orribile vita, e che potevano adesso mostrarle quanto potesse essere bello davvero il mondo.
Daniel si fermò al parcheggio della fattoria, che era poco più di un campo infangato. C’erano tonnellate di automobili già lì, nonostante l’ora; chiaramente ogni genitore di Sunset Harbor e delle zone vicine aveva pensato che la raccolta delle mele sarebbe stata l’ultima attività con i figli prima della scuola.
Come Daniel ebbe parcheggiato, Chantelle fu rapida a togliersi la cintura e ad afferrare la maniglia della portiera.
“Non così veloce,” disse Daniel. “Dobbiamo prima mettere il guinzaglio ai cani o scapperanno, e non li vedremo più.”
“Scusa,” disse Chantelle abbassando il viso dalla vergogna.
Daniel guardò Emily in cerca di aiuto. Emily si limitò a scuotere la testa, per dirgli silenziosamente che non dovevano esagerare, che non c’era nulla che potessero dire per far sentire meglio la bambina, e che l’amore, il tempo e la pazienza erano le uniche cose che potevano insegnare a Chantelle a non provare tanta vergogna per se stessa. Le dispiaceva per Daniel, per la sua apparente mancanza di intuito in quelle situazioni. Sembrava così fuori rotta, a volte, eppure Emily sentiva di assumersi il compito di madre con semplicità.
Emily legò i cani al guinzaglio e poi tutti scesero dalla macchina. C’erano altre famiglie che girovagavano, con i bambini che ridevano e giocavano, correndo in cerchio attorno ai genitori. Mentre avanzavano verso l’entrata della fattoria, circondati dal chiacchiericcio delle altre famiglie, Emily provò un momento surreale di realizzazione per via di quanto la sua vita si fosse trasformata nell’ultimo anno. Era passata dall’essere un’assistente al marketing di New York a proprietaria di locanda nonché specie di mamma del Maine. Era passata dall’attendere per sette lunghi anni un anello da parte di Ben a ciò che stava cominciando a sentire come la migliore relazione della sua vita.
“Vieni, Emily!” urlò Chantelle.
Emily alzò lo sguardo, distolta dal suo sogno a occhi aperti, per vedere Chantelle e Daniel al chiosco in attesa di avere i cestini per la raccolta delle mele. Chantelle strattonava la mano di Daniel, proprio come Rain strattonava il guinzaglio. Daniel rideva, e sorrideva in un modo in cui Emily non gliel’aveva mai visto fare. Chiaramente era felicissimo di essere con Chantelle, di essere lì, come una famiglia.
Emily corse verso di loro e prese l’altra mano allungata da Chantelle. Quando fu il loro turno presero il cestini, poi si diressero verso il frutteto.
“Troviamo le mele più succose e più rosse,” disse Emily a Chantelle con un sussurro entusiasta. “Vedrai che sono alla fine del campo.”
Chantelle annuì con gli occhi sgranati, entusiasmata dal tono cospiratorio di Emily.
Emily alzò lo sguardo su Daniel. Le sorrideva apertamente, e aveva un bagliore di orgoglio negli occhi. Emily non poté evitare di arrossire.
Mentre si mettevano a riempire i cestini con le succose mele, Emily capì che si stava divertendo più di quanto avesse fatto in anni. Anche Daniel rideva come un allegro bambino. Correva di qua e di là, sollevando Chantelle e facendola girare, mettendosela a cavalcioni sulle spalle in modo che potesse raggiungere i rami più alti. Emily non aveva mai visto il lato giocoso di Daniel. Vederlo adesso era una gioia per gli occhi.
“Divertente, vero?” disse Daniel senza fiato correndo verso Emily.
“Credo di non divertirmi così da quando ero piccola,” rispose Emily.
“Neanch’io,” disse Daniel.
Emily sentì calore. In qualche modo avere Chantelle con loro stava guarendo le ferite delle loro vite traumatiche.
*
Dopo la raccolta delle mele, Emily decise che Chantelle poteva prendersi dei vestiti nuovi. La bambina non poteva dormire con le magliette di Daniel tutte le notti, soprattutto adesso che stava arrivando il freddo. Aveva bisogno di pigiami, e di biancheria, di un cappotto e di guanti, e di abiti per la scuola. Aveva portato uno zaino così piccolo con sé, con così poche cose dentro – Emily avrebbe dovuto comprarle praticamente un intero guardaroba di vestiti.
“Possono venire solo le ragazze,” disse Chantelle mentre andavano alla macchina.
Emily sapeva che il commento avrebbe ferito Daniel, soprattutto ora che le belle ore passate alla fattoria erano passate. Che Chantelle adesso scegliesse di escluderlo l’avrebbe disorientato e sarebbe stato doloroso. E sebbene Emily sapesse che lui non voleva perdere quella opportunità di creare un legame, allo stesso tempo lui non sarebbe andato contro i desideri di Chantelle e non avrebbe costretto la bambina a fare qualcosa che non voleva fare.
Emily abbassò lo sguardo su Chantelle, stringendole forte la mano. “Papà non ha un gran senso della moda, eh?” disse cercando di alleggerire la situazione.
Chantelle si mise a ridacchiare.
“Immagino che vi lascerò trascorrere una giornata tra ragazze, allora,” disse Daniel con tono rassegnato.
“Ti faremo una sfilata al nostro ritorno,” disse Emily cercando di risollevargli l’umore includendolo.
Emily e Chantelle salutarono Daniel e i cani, poi si misero in cammino per le strade di Sunset Harbor. Non c’erano moltissimi negozi di vestiti per bambini in città, anche se Emily ne conosceva uno buono nascosto in una via secondaria che vendeva abiti vintage e un po’ di roba per bambini. Riusciva a immaginare quanto sarebbe stata bella Chantelle con un montgomery in stile vittoriano, anche se temeva che Chantelle avrebbe trovato antiquati i suoi gusti. Emily non aveva la più pallida idea di cosa indossassero i bambini ultimamente.
Svoltarono nella stradina ed Emily portò Chantelle nel negozio di vestiti vintage.
“Ora, se non ti piace la roba che ti prendo, puoi dirmelo,” le disse Emily. “Non voglio che tu ti metta qualcosa con cui non ti senti a tuo agio o che non ti piace.”
Emily voleva che Chantelle si adattasse ai bambini che avrebbe conosciuto a scuola. Partiva già in svantaggio, avendo sofferto per un’infanzia trascurata; l’ultima cosa che Emily voleva adesso era che venisse isolata per le sue scelte in fatto di moda!
“Oh, Chantelle, che ne pensi di questo cappotto?” disse Emily prendendo in mano un montgomery blu dai grossi bottoni. Immaginava che fosse il tipo di cappotto indossato da Sara Crewe nella Piccola principessa.
Chantelle sembrava rapita. Si allungò per prendere il cappotto, poi si strofinò il tessuto contro la guancia. La fodera era un bellissimo collage di fiori rosa, verde e giallo pastello.
“La fodera ti piace?” chiese Emily.
Chantelle annuì ed Emily prese nota mentalmente di cercarle dei vestiti a motivi floreali.
Chantelle tolse il cappotto dalla gruccia e lo indossò. Proprio come aveva pensato Emily, col cappotto addosso era assolutamente deliziosa, come se fosse uscita da una pagina di un romanzo di Dickens. Mentre Chantelle si rimirava allo specchio, cominciarono a splenderle delle lacrime negli occhi.
“Non dobbiamo prenderlo per forza, se non ti piace,” disse Emily, improvvisamente preoccupata.
Chantelle scosse la testa. “Non è quello. È che non sapevo che potevo essere carina.”
Per la centesima volta da quando la ragazzina era entrata nella sua vita, Emily sentì il cuore spezzarsi. Chantelle aveva trascorso la sua intera esistenza senza che le venisse detto che era bella? Era un sacco di tempo perso da recuperare se volevano ricostruirle la fiducia in se stessa.
Emily e Chantelle trascorsero un’ora abbondante nel negozio vintage, provandosi vestiti e canotte, pantaloni a pinocchietto molto carini e dolcevita. Emily non sapeva se fosse di parte o meno, ma pensava che Chantelle stesse benissimo con tutto quanto, come una modella bambina. Era sorprendente assistere alla sua trasformazione, non solo fisica ma anche nei modi, come se si sentisse più a suo agio, più sicura di sé e ardita nelle sue scelte. Per una bambina che non aveva mai avuto la possibilità di vestirsi bene, brillava di una vera e propria luce creativa. Per la fine dell’ora avevano cinque nuovi completi.
“Faremo meglio ad andare al grande magazzino, adesso,” disse Emily. “Per prendere un po’ di biancheria, di calzini e di pigiami.”
Insieme, lasciarono il negozio vintage, Emily con le braccia piene di borse, e puntarono in direzione del grande magazzino. Per strada Emily vide Vanessa con Katy nel passeggino. Vanessa faceva i turni di pulizia alla locanda da settimane, ormai. Emily la salutò con la mano dall’altro lato della strada.
“Chantelle, lei è la mia amica Vanessa,” disse Emily. “Lavora al Bed and Breakfast, quindi probabilmente la vedrai al mattino.”
Vanessa sembrava un po’ confusa. “Ciao, Chantelle,” disse un po’ forzatamente. Poi alzò lo sguardo su Emily. “È tua nipote?”
Emily fece un largo sorriso e scosse la testa in segno di diniego. “È la figlia di Daniel.”
“Emily è la mia nuova mamma,” disse Chantelle stringendosi al corpo il braccio di Emily e sorridendo.
Emily sentì il cuore sciogliersi. Ma quando guardò il viso di Vanessa si accorse che la sua amica si era fatta di sasso.
“La figlia di Daniel del Tennessee?” disse Vanessa.
Emily annuì, rattristandosi. Vanessa era stata lì durante le settimane in cui Daniel l’aveva abbandonata, durante quelle sei lunghe settimane in cui Emily era stata lasciata in subbuglio, incerta se rimanere o chiudere tutto e tornare di corsa a New York, per accettare l’offerta di lavoro di Amy e la proposta di matrimonio di Ben fingendo che il viaggio nel Maine non fosse stato che un sogno. Insieme a Serena, Vanessa aveva sostenuto Emily, offrendole conforto e amicizia, occupandosi di ciò che Daniel aveva lasciato a metà. Chiaramente disapprovava che Emily avesse accettato di accogliere nella sua vita senza alcuna esitazione Daniel e sua figlia.
“Chantelle, tesoro,” disse Emily, “perché non entri nel negozio e non ti compri delle caramelle? Ecco.” Le porse qualche banconota. “Papà adora soprattutto le cioccolate al burro d’arachidi.”
Non appena Chantelle se ne fu andata, Emily tornò a rivolgersi a Vanessa. “Lo so che cosa pensi,” cominciò. “Pensi che io sia stata una pazza a permettere a Daniel di tornare nel mio cuore senza discussioni. Credi che mi stia comportando come fossi il suo zerbino.”
Vanessa scosse la testa. “Non è quello, Emily. Lo so che lo ami. Chiunque se ne accorgerebbe. Non ho mai dubitato che voi due sareste stati insieme.”
“Allora qual è il problema?” chiese Emily sentendo freddo.
“La bambina,” rispose Vanessa. “Pensi davvero che sia giusto portarla via da casa sua? Da sua madre?”
Emily incrociò le braccia. “Sua madre ha rinunciato a occuparsene. È una drogata e ha problemi mentali. Daniel ha cercato di aiutarla a ripulirsi e a cominciare un programma di trattamento, ma non ha funzionato. Lei ha capito che Chantelle sarebbe stata meglio con noi. Ma non escluderò Sheila fingendo che non esista. Se vuole far parte della vita di Chantelle può farlo, non appena si sarà ripulita. Non permetterò che una tossica rovini la vita di quella ragazzina.”
Vanessa sembrava incerta. “Però non so se capisci in cosa ti sei ficcata,” disse. “Chantelle non sarà una bambina facile da crescere.”
“Ne sono ben cosciente,” disse Emily risentita, sebbene Chantelle non fosse stata altro che deliziosa, fino a quel momento. “È ovvio che ci saranno delle sfide. Ma io e Daniel siamo pronti ad affrontarle insieme.”
“E i tuoi, di figli? Tuoi e di Daniel? Riuscirete ancora ad avere una famiglia vostra se siete impegnati a occuparvi dei problemi di Chantelle? E la locanda? È un luogo sicuro per una bambina difficile?”
“Chantelle non è difficile,” ribatté Emily, sulla difensiva e improvvisamente protettiva nei confronti della bambina che stava cominciando a vedere come una figlia. “Ha bisogno di amore e cure. Io e Daniel siamo le persone migliori per fornirle queste cose.”
Vanessa sospirò profondamente. “Non lo dubito neanche per un momento,” disse con rassegnazione. “Temo solo che tu non ci abbia pensato bene. Hai visto che stress è Katy, e lei è carne della mia carne. Io ho scelto di averla. Chantelle ti è stata buttata addosso. È praticamente un ultimatum da parte di Daniel. Tu tutto questo non l’hai mai chiesto. Credo solo che tu debba fare un passo indietro per prenderti un attimo per capire se è quello che vuoi.”
Si sporse e le strinse un braccio. Proprio allora tornò Chantelle, con una borsa del negozio piena di caramelle e barrette di cioccolato.
“Wow,” disse Emily, “guarda tutti questi dolci.”
Ma non aveva più il tono disinvolto e spensierato di prima. Le parole di Vanessa l’avevano innervosita, erano penetrate nella sua felicità e le avevano lasciato dentro un macigno. Poteva davvero crescere bene Chantelle?
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