Читать книгу «Scettica a Salem» онлайн полностью📖 — Фионы Грейс — MyBook.
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Tandy iniziò a grattare le zampe contro l’erba. La cosa significava solo una cosa: aveva fatto quello che doveva fare. Il suo cane aveva sempre un suo modo di riportarla con i piedi per terra. Mia gli si avvicinò, pulì dove aveva sporcato e gettò il sacchettino nell’immondizia.

“Vieni bello, andiamo,” disse, correndo verso la scala. Il suo telefono diceva 7:15. Si stava avvicinando terribilmente allo scadere del tempo. Doveva ancora registrare lo spot per la O-Date e inviarglielo, farsi una doccia, vestirsi e prendere il treno per andare al laboratorio di Trenton, nel New Jersey. Cominciò a provare un certo senso di panico. Non voleva rischiare di perdere l’unico sponsor della sua trasmissione, ma se fosse arrivata ancora una volta in ritardo al lavoro, le cose avrebbero potuto mettersi male.

Proprio mentre stava per salire i gradini, una familiare Tesla bianca entrò nel parcheggio. La targa personalizzata diceva: ILUVLAW.

Ora? È uno scherzo? pensò Mia.

L’auto accostò accanto a lei.

“Brynn?” disse Mia sorpresa.

Silenziosamente, il finestrino dal posto di guida si abbassò, lasciando apparire il volto della sua sorellastra.

“Sì, certo. Sarà fatto, ok. Chiamami dopo, tesoro.” Brynn si levò dall’orecchio un auricolare Bluetooth e lo lasciò cadere nel portaoggetti. Poi si infilò dietro l’orecchio una ciocca dei suoi capelli perfettamente tagliati, adornati da un’elegante forcina di diamanti.

Quando Mia aveva solo dieci anni, il suo padre biologico se n’era andato in un’altra città. Subito dopo, sua madre si era risposata con il padre di Brynn, Daniel Middleton. Per sua fortuna, la nuova parente era contenta di poter fare la sorella maggiore. Poteva capitarle qualcuno di molto peggio di Brynn nella lotteria delle sorellastre.

“Che cosa ci fai qui? Pensavo che venissi a prendere Tandy oggi pomeriggio.”

“Cambio di programma. Il tipo del giardino viene questa mattina.” Brynn parcheggiò e scivolò fuori dalla Tesla. Indossava un paio di jeans strappati, una maglietta bianca e una costosa giacca di Chanel. Le sue scarpe da tennis di Gucci erano ricoperte di fango. Sul sedile del passeggero era appoggiato un paio di scarpe con i tacchi, giusto in caso potessero servire. Il suo outfit era un po’ una metafora: alta moda mescolata con abiti da lavoro. Quando erano bambine, Brynn era un maschiaccio. Ma dopo il college si era sposata con un avvocato molto ambizioso. Si vestiva per status sociale, ma i suoi pezzi di sartoria stavano sulla sua figura minuta come qualcosa di simile a un ripensamento.

“Senti, possiamo parlare più tardi? Ho una scadenza,” disse Mia, cercando di non andare nel panico. Secondo dopo secondo, il tempo che aveva per registrare si stava esaurendo. Sua sorella invece aveva una netta tendenza a operare in orari da spa, a qualche punto tra domani e mai.

“Allora, dove vai stasera?” Brynn si chinò e si rigirò tra le dita una delle orecchie cadenti di Tandy. Sull’anulare appariva in bella vista una vistosa pietra ovale. Per Mia gli anelli nuziali erano una tradizione strana e ingombrante. Era sorpresa che Brynn riuscisse addirittura a sollevare il dito. Quel diamante doveva essere di almeno 60 carati.

“Mark ha dei biglietti per uno spettacolo,” le rispose. Il pensiero del fidanzato le fece annodare lo stomaco. Come mai? Era felice di vederlo, ovviamente. Ma da quando aveva cambiato lavoro e si era trasferito a New York, le cose sembravano essersi inceppate. Trovare del tempo per stare insieme stava diventando sempre più difficile. E lui parlava raramente del futuro, meno che meno del ‘Prossimo Passo’.

Dannazione! Non poteva distrarsi pensando a questo proprio adesso. Doveva finire il suo podcast.

“… A che ora torni, Mimi?”

“Può darsi che stia fuori la notte. Posso mandarti un messaggio?” le rispose Mia, avanzando verso le scale.

“Nessun problema, figurati. Lo porto più tardi a fare una passeggiata,” disse Brynn con dolcezza, accarezzando la testa di Tandy. “Oggi stai con me, piccolo bau bau.”

“Senti, Brynn, possiamo parlare dopo?”

“… Magari posso accompagnarti a prendere il treno?” Brynn spostò il peso da un piede all’altro e si morse il labbro. Mia conosceva quel tic. Era nervosa.

“Va tutto bene?” le chiese, improvvisamente preoccupata.

“Beh, è successa una cosa. Diciamo che è importante.”

C’era chiaramente qualcosa che la turbava. Anche se Brynn era la sua sorellastra, Mia non pensava mai a lei con quel genere di distacco. Era una persona gentile e alla mano, non si lamentava ma di doverle fare da dog-sitter, neppure se Tandy si stravaccava sui suoi sedili in pelle. Mia guardò il telefono. I secondi stavano scorredo veloci, e insieme a loro la sua possibilità di rispettare la scadenza per la O-Date. Ora doveva correre su per la scala e andare a registrare quello spot. Ma Brynn era sua sorella e Mia vedeva benissimo che qualcosa la agitava. La O-Date avrebbe dovuto aspettare. La famiglia era più importante.

“Ok, Brynn. Che ne dici di raccontarmi quello che è successo mentre io mi preparo?

Brynn espirò, chiaramente sollevata, e seguì Mia su per le scale, fino al suo loft. Poi andò dritta alla macchinetta del Nespresso e si preparò un caffè.

Mia lasciò cadere accanto alla porta la borsa che aveva preparato con il necessario per passare fuori la notte. Aveva passato trenta minuti buoni la sera precedente a provare diversi outfit, decidendo alla fine per un vestitino aderente e i tacchi più alti con cui fosse in grado di camminare. Sperava che ne venisse fuori un’immagine trasudante sensualità e sicurezza, piuttosto che una lei confusa e insicura.

“Non stai sempre facendo quella… roba lì. Vero?” chiese Brynn, indicando la postazione di registrazione podcast.

“Quella roba lì? Come si dice, Brynn?” la canzonò Mia, chiudendo intanto la cerniera della borsa.

“Plod-cast?”

“Podcast,” la corresse Mia. “Certo che sto ancora facendo il mio podcast.”

“È solo che è strano, andare a caccia di fantasmi e mostri.”

“Vorrai dire, aiutare la gente a svelare gli imbrogli? Non è che io creda in quelle cose.”

“Sono contenta che tu abbia trovato un modo per esprimerti, ma…”

“… Ma cosa?” Mia stava rovistando nei cassetti, da dove tirò la roba da mettersi per andare al lavoro e che gettò sul letto.

“Beh, anche Jeffy pensa che sia strano. Lo chiama il tuo ‘strano hobby’.”

Fra tutte le opinioni che Mia avrebbe potuto prendere in considerazione, quella di Jeffrey era tra le ultime della lista. Non poteva spiegare con precisione perché. Non c’era un motivo specifico. Era solo che in lui vedeva qualcosa che non andava. Brynn descriveva suo marito come sicuro, energico e ambizioso. Quelle caratteristiche assumevano invece, nella considerazione di Mia, la connotazione di arrogante, iperattivo e spietato. Si infilò nel bagno, fece scorrere l’acqua e uscì dalla sua tuta, lasciando la porta mezza aperta mentre si faceva la doccia, in modo da poter continuare a parlare con la sorella. E questo era il momento giusto per dirle che il pubblico del suo podcast stava salendo in maniera regolare.

“Non è solo un hobby, Brynn. Ho più di settantamila ascoltatori.” Non poté fare a meno di provare uno slancio di orgoglio.

“Bello. Sono tanti?”

“Per una produzione indipendente? Certo! Ho addirittura degli sponsor!”

“Uh-huh.”

Sapeva che Brynn non aveva intenzione di fare l’antipatica, ma in qualche modo i suoi sentimenti ne rimasero comunque feriti. Il podcast era sempre stato un problema per la sua famiglia. Questa era gente che ancora mandava lettere in formato cartaceo, all’interno di buste con impresso sopra lo stemma dei Middleton, che assomigliava a una bestia alata che afferrava uno scudo raffigurante un unicorno. Ogni anno a Natale, Mia riceveva una risma di carta pergamena color crema con l’emblema. C’era una scatola nello scaffale più alto del suo armadio che era piena di quella roba. Mia si asciugò e si avvolse un asciugamano attorno al corpo. Meglio cambiare argomento prima che le cose degenerassero.

“Mi sembri un po’ stressata. Va tutto bene con Jeff?” A Mia poteva anche non fregare niente di suo cognato, ma aveva a cuore Brynn e la sua felicità.

“Oh, lui sta bene. A dire il vero, è di questo che ti devo parlare.”

“Cosa c’è?”

Mia passò una mano sullo specchio per asciugare l’alone di vapore e iniziò a passarsi un pettine a denti larghi in mezzo ai suoi ricci scuri e aggrovigliati. Le passò per la mente un ricordo del suo padre naturale. Erano sul lungomare a Ocean City in una luminosa giornata estiva. Frank Bold le aveva appena comprato un cono gelato alla fragola e cioccolato.

Suo padre le aveva scostato un ciuffo di capelli dalla guancia. “Sei mai stata sulla ruota panoramica, piccina? Si vede il mondo intero da lassù.”

Mia chiuse gli occhi con forza e si aggrappò al bordo del lavandino fino a che il ricordo non si dissolse. Pensare al suo vero papà aveva sempre un retrogusto dolceamaro. Buffo come il passato potesse rimanere così vivido. Poteva praticamente sentire il calore del sole e il sapore di sale nell’aria. All’improvviso fu di nuovo nel momento presente, e suo padre tornò ad essere solo un ricordo.

“Mimi? Hai sentito quello che ho appena detto?

“Scusa, puoi ripetere?”

“È successa una cosa. Un cambiamento imprevisto.”

“Che genere di cambiamento?”

“Sai, tipo un cambiamento che non ti aspetti.”

Mia si levò l’asciugamano e si vestì senza tante pretese: un paio di jeans puliti e una camicetta bianca.

“Perché non ceniamo insieme domani e magari mi racconti di cosa si tratta?” le suggerì, infilandosi la camicia nei pantaloni.

“… Io… penso proprio che dovrei dirtelo adesso,” disse Brynn, rigirandosi nervosamente l’anello nuziale sul dito.

“Va bene, Brynn, sputa il rospo.”

“Jeffy ha venduto il condominio. Devi traslocare.”

Le parole di Brynn le si schiantarono addosso. Mia smise di vestirsi e rimase a fissare la sorella, immobile. Non poteva credere alle proprie orecchie.

“Ma tu hai detto che potevo stare fino alla fine dell’anno.”

Brynn abbassò lo sguardo su pavimento. Le sue guance erano impallidite. Nonostante il Botox, una leggera ruga apparve sulla sua fronte, in un tentativo di cipiglio.

“Da quanto lo sai?” chiese Mia, tentando di contenere la rabbia. Era sconvolta dall’improvvisa notizia. “Dev’essere da un po’ che Jeffrey ha in programma questa cosa.”

“Pensavo… pensavo che fosse solo un’illusione. Avrei dovuto dirti che poteva succedere. Mi spiace, Mimi.”

Mia sospirò pesantemente. L’orologio digitale sul suo computer segnava le 7:45. Ecco fatto: game over. Il suo tempo per la registrazione era ufficialmente evaporato. Non era sicura di cosa la deludesse di più: aver mancato la scadenza o la notizia che la stavano sbattendo fuori di casa. A questo punto, sarebbe stata fortunata se fosse riuscita a prendere il treno e arrivare al lavoro in orario.

Mandò un messaggio a Angie della O-Date. Casino tecnico. File pronto domani.

Sapeva che le probabilità che la sua misera scusa funzionasse erano molto scarne. Si rassegnò al fatto di aver probabilmente appena perso il suo solo sponsor. Poi si rivolse alla sorella.

“Cos’è successo al progetto di affittare gli appartamenti, di creare un flusso di reddito?” chiese Mia con tono gentile.

“È un affare multimilionario