16 agosto
7:15
Diga di Black Rock, Great Smoky Mountains, Carolina del Nord
Dal finestrino di Luke nulla sembrava fuori dall’ordinario mentre l’elicottero nero lucido volava basso sulla diga. Avevano superato il lago Black Rock, che era lungo, ondulato e pittoresco, confinante su tutti i lati con i versanti verde intenso, selvaggi e scoscesi delle colline. Una stretta carreggiata attraversava la cima della diga. La superarono, e la diga stessa si perse cinquanta piani più giù verso la centrale elettrica e le saracinesche. Queste sembravano operare normalmente, ne usciva da sotto un piccolo gocciolio di acqua. Circa un quarto di miglio di trasformatori di elettricità, una ragnatela di torri di acciaio e cavi dell’alta tensione, si diramava dalla diga. Sembravano intatti.
“Non c’è granché da vedere,” disse nelle cuffie.
Alla sua sinistra c’era il grosso Ed Newsam, che fissava fuori dal finestrino sul lato opposto. L’anca rotta di Ed era stata aggiustata, e sembrava che si fosse dato da fare in sala pesi. Le sue braccia da pitone erano più gonfie di quanto ricordasse Luke, il petto e le spalle erano ancora più larghi, le gambe ancor più simili a querce. Indossava i jeans, stivali da lavoro e una semplice t-shirt azzurra.
Nella fila dietro di loro c’era Mark Swann. Era lungo e snello, le gambe fasciate dai blue jeans sporgevano nella corsia, le sneakers Chuck Taylor a motivo a scacchi si incrociavano all’altezza delle caviglie di fronte a Luke. I capelli biondo rossiccio erano più lunghi di prima, ora legati in una coda di cavallo, e aveva sostituito gli occhiali da aviatore con quelli rotondi alla John Lennon nel corso degli ultimi due mesi. Indossava una t-shirt nera con il logo del gruppo punk rock dei Ramones. Gli uffici dell’NSA dovevano dare un bello spettacolino di moda.
“Le acque escono dalle saracinesche proprio come dovrebbero fare,” disse il pilota dell’elicottero. Era un uomo di mezz’età che indossava una giacca nera di nylon con le lettere maiuscole FEMA scritte in bianco sulla schiena. “Non ci sono stati danni né alla diga né alle strutture della diga, e non ci sono state vittime tra il personale. L’unica cosa che è successa qui è che la strada di accesso è stata spazzata via. L’azione vera comincia circa tre miglia a sud.”
Avevano volato su un jet dei servizi segreti da Washington DC fino a un piccolo aeroporto municipale sull’orlo del parco nazionale. Erano arrivati appena prima dell’alba, e questo elicottero li stava aspettando. Non avevano parlato molto durante il viaggio. L’umore era tetro, date le circostanze, e normalmente avrebbe parlato più che altro Trudy Wellington, in quanto agente addetta alle informazioni. Susan aveva offerto a Luke un altro agente, ma Luke aveva rifiutato. Stavano andando lì per lavorarsi un prigioniero, comunque. Poteva darle lui, tutte le informazioni di cui avevano bisogno.
Luke percepì che sentivano tutti la mancanza di Trudy e una certa dose di shock per la sua situazione. Percepì anche, o così pensò, che entrambi i ragazzi fossero andati avanti con le loro vite. Nuovi compiti, nuovo addestramento, nuovi compagni di squadra e nuovi colleghi, nuove sfide a cui guardare. Molto poteva cambiare in due mesi.
Lo Special Response Team non c’era più. Luke avrebbe potuto scegliere di salvarlo in una forma o in un’altra – dopo il tentato colpo di stato e l’attentato col virus Ebola poteva dettare lui le regole e riprenderseli tutti con sé – ma invece aveva scelto di non farlo. Adesso l’SRT era roba vecchia, e così era Luke. Era andato in pensione, e quella era una cosa. Ma era anche scomparso, e non aveva fatto molti sforzi per mantenere i contatti. La coesione di squadra era una grossa parte del lavoro dell’intelligence e delle operazioni speciali. Senza contatto non c’era coesione.
Il che significava che, in quel momento, non c’era squadra.
L’elicottero si inclinò e puntò a sud. Quasi immediatamente la devastazione fu chiara. L’intera area sotto la diga era inondata. Grossi alberi erano stati sradicati dappertutto ed erano stati sbattuti qua e là come stecchi di fiammiferi. In pochi minuti raggiunsero il sito dell’ex resort Black Rock. Parti del piano superiore dell’edificio principale erano ancora intatte, a ergersi sopra le acque. Delle automobili erano accatastate contro l’hotel distrutto, insieme ad altri alberi, alcuni dei quali si allungavano al di sopra dell’acqua in braccia puntate al cielo, come religiosi convertiti che implorano Dio di un miracolo.
L’effetto delle auto e degli alberi e delle varie pile di detriti galleggianti era la costruzione di una mini diga, dietro la quale si era formato un ampio lago. C’erano circa una dozzina di Zodiac parcheggiate sul lago, con squadre di sommozzatori in piena mise da immersione che si preparavano a tuffarsi o a scavalcare, a seconda della barca.
“Hanno trovato sopravvissuti qui?” disse Luke.
Il pilota scosse la testa. “Neanche uno. Almeno così hanno detto stamattina. Hanno trovato un centinaio di corpi nella caffetteria del resort, però. Li stanno portando su uno a uno. Penso che non abbiano ancora cominciato l’ispezione stanza per stanza. Potrebbero addirittura aspettare che l’acqua si ritiri prima di farlo. Spostarsi tra i corridoi sott’acqua è un lavoro pericoloso, e probabilmente inutile. Non c’è nessuno di vivo là sotto.”
Ed Newsam, che se n’era rimasto spaparanzato col suo solito modo spensierato, si mosse sul sedile e si mise appena un po’ più dritto. “Come lo sai, bello? Potrebbero esserci delle sacche d’aria sotto quell’acqua. Laggiù potrebbe esserci della gente che tiene duro per i soccorsi.”
“Hanno un equipaggiamento per l’ascolto subacqueo su quelle barche,” disse il pilota. “Se c’è qualcuno di vivo sotto a quell’acqua, non ha fiatato per tutto ieri e per tutta stanotte.”
“Anche così, se a capo ci sono io faccio passare ai miei migliori sommozzatori stanza per stanza subito. Sappiamo già che la gente della caffetteria è morta. E i sommozzatori ci hanno messo una firma, sul pericolo. I civili no.”
Il pilota fece spallucce. “Be’, figliolo, lavorano più veloce che possono.”
L’elicottero andò ancora più a sud. L’inondazione si era ritagliata un passaggio attraverso la valle, scavando un sentiero attraverso il bosco. Sembrava che un gigante si fosse aperto a forza una via. C’era acqua ovunque. Ovunque fosse il letto originale del fiume, era perso sotto tutta quell’acqua.
Superarono la città di Sargent, ancora più di un metro sotto l’acqua. La devastazione lì non era totale come prima. C’erano un sacco di punti vuoti dove Luke presunse dovessero esserci state delle case, ma altre case, edifici e insegne di fast food spuntavano dall’acqua come dita. L’elicottero sorvolò un edificio in calcestruzzo con una catasta di macchine e SUV impilata contro di esso. AUTO DI SECONDA MANO DI ABE L’ONESTO, diceva un’insegna ficcata per metà nell’acqua. Una delle travi di supporto era collassata.
“Quanti morti qui?” disse Luke.
“Cinquecento,” disse il pilota. “Più gli spiccioli. Altri cento o più i dispersi. Era mattina presto, e non c’è stato un gran preavviso. Molta gente è stata spazzata via in casa. Dormi nel tuo letto e l’allarme antiaereo della guerra fredda parte e tu che fai? Alcuni pare che siano andati di sotto nei seminterrati. Non c’è nessun posto dove andare quando arriva un’inondazione.”
“Nessuno si aspettava che la diga si rompesse?” disse Swann. Era la prima cosa che diceva da quando erano saliti in elicottero.
Il pilota era impegnato con i controlli. “Perché avrebbero dovuto? La diga non si è rotta. Quella diga è stata costruita per durare mille anni.”
“Okay,” disse Luke. “Ho visto abbastanza. Andiamo a parlare col prigioniero.”
*
8:30
Foresta nazionale di Chattahoochee, Georgia
Il campo apparve fuori dalla profonda foresta come una specie di strano miraggio.
“Carino, eh,” disse Ed Newsam.
Si trovava su una perfetta piazzola, un miglio per un miglio, un quadrato marrone e grigio tra tutto il verde scuro. Mentre l’elicottero si avvicinava Luke riuscì a scorgere decine di baracche, file e file di esse, e un’ampia cisterna quadrata di acqua al centro del campo. Dei fabbricati annessi circondavano la cisterna, e una passerella d’acciaio la attraversava.
L’elicottero cominciò la discesa, e Luke vide l’eliporto avvicinarsi. Si trovava in una zona nell’angolo occidentale del campo, con alcuni grossi edifici dell’amministrazione, una piscina e un paio di parcheggi. Adesso riuscì a vedere chiaramente i cortili di cemento, una strada d’accesso, delle vie all’interno dell’accampamento, e un muro sovrastato da filo spinato e torrette di guardia attorno al perimetro. Quel luogo era una ferita aperta nel mezzo della foresta circostante.
“Cos’è questo posto?” disse Luke nelle cuffie.
Il pilota dell’elicottero era impegnato ai comandi, ma non tanto da non parlare. “Ho sentito dire che lo chiamano Campo Enduring Freedom,” disse. “La gente di qui tende a chiamarlo Campo Nulla. È uno dei nostri. Ente federale per la gestione delle emergenze. Non si trova su nessuna mappa. Immagino che non abbia un nome ufficiale.”
“Esiste?” disse Luke.
L’elicottero adesso volava basso, i foschi edifici grigi del campo si innalzavano attorno a loro. Luke notò del vetro rinforzato da cavi d’acciaio sugli edifici più vicini.
Il pilota scosse la testa. “Che cosa esiste? Questa è una landa selvaggia e disabitata. Non c’è niente qua fuori per quanto ne so.”
Un segnalatore con una canotta gialla addosso e una bacchetta arancione brillante in mano era a lato dell’eliporto e guidava il pilota nell’atterraggio. Il pilota posò quell’uccellaccio perfettamente nel mezzo dell’eliporto. Spense il motore e le pale cominciarono subito a rallentare. Ci fu un gemito quando si spensero.
“Quando vedete quel cinese,” disse il pilota, “dategli un paio di colpi da parte mia.”
“Non facciamo queste cose,” disse Luke.
Il pilota si voltò e sorrise. “Certo che no. Figliolo, trasporto gente dentro e fuori da posti così continuamente. Capisco chi fa cosa solo con un’occhiata, credimi. Un’occhiatina a voialtri e so che hanno deciso di alzare il riscaldamento di un paio di tacche.”
Lui, Swann e Ed uscirono dall’elicottero a teste chine. Un uomo li stava già aspettando sulla pista per accoglierli. Indossava un completo grigio e una cravatta azzurra. Aveva i capelli scompigliati dalle lente pale dell’elicottero. Il tessuto del vestito increspato. Le scarpe nere erano lucidate fino a scintillare. Sembrava che fosse appena sceso da un treno per pendolari di Manhattan. Era più fuori posto lì di quanto un uomo avrebbe mai potuto essere.
A mano a mano che Luke si avvicinava, il viso dell’uomo prese forma. Sembrava senza età – non vecchio, non giovane, nel mezzo da qualche parte. Allungò una mano. Luke gliela strinse.
“Agente Stone? Io sono Pete Winn. Mi hanno detto che l’ha mandata la presidente. Grazie di essere venuto a trovarci.”
“Grazie, Pete. Chiamami Luke, per favore.”
Luke, Ed e Swann seguirono Pete Winn lontano dall’elicottero verso un riparo di lamiera ondulata di alluminio sul margine dell’eliporto. Persino l’eliporto era circondato da una recinzione spinata. L’unico modo per entrarne o uscirne era passare attraverso quell’edificio. Le porte erano azionate da fotocellule. Si aprirono automaticamente quando gli uomini vi si avvicinarono.
“Che cos’è questo posto?” disse Luke.
“Questo?” disse Winn. “Vuoi dire il campo?”
“Sì.”
“Ah, be’, ti dirò la versione veloce. Fondamentalmente è un campo di detenzione. Abbiamo appena superato i duecentocinquanta detenuti al momento, inclusi più di settanta bambini. Per la maggior parte si tratta di stranieri illegali arrivati dal Messico e dall’America centrale le cui vite sarebbero a rischio per via dei cartelli della droga o delle gang se venissero rimandati a casa. Non è stato concesso loro l’asilo, perciò se ne restano qui con le loro famiglie fino a che l’Immigration and Naturalization Service non riesce a decidere che cosa farne. Il loro status è ufficialmente indeterminato. Nel frattempo, dato che questo posto è invisibile, le gang non hanno idea di dove siano.”
Attraversarono l’edificio rapidamente. Fondamentalmente era un ritrovo di controllori di volo, segnalatori per elicotteri e piloti. C’era qualche scrivania con sedie, un po’ di attrezzatura di monitoraggio radio e video, uno schermo radar, una macchinetta del caffè e una vecchia scatola di ciambelle stantie su una tavola.
“Quindi se ne stanno qui illimitatamente?” disse Swann.
“Be’, illimitatamente è molto tempo,” disse Winn. “La famiglia che ha trascorso più tempo con noi è qui da sette anni.”
Winn doveva aver visto gli sguardi sui loro visi.
“Non è male come sembra. Davvero. Tutti i bambini vanno a scuola cinque giorni la settimana. La scuola è proprio lì, sulla proprietà. Ci sono attività di arricchimento, inclusi due film in prima visione ogni weekend, trasmessi sia in inglese che in spagnolo. Ci sono il calcio e il basket, e gli adulti possono seguire corsi di lingua e formazione al lavoro, inclusa una formazione con carpentieri specialisti che portiamo qui.”
“Sembra fantastico,” disse Swann. “A voi dispiace se vengo a fare le vacanze qui?”
“Potresti rimanere sorpreso,” disse Winn. “Alla gente piace stare qui. È molto meglio che andare a casa a farsi uccidere.”
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