Читать книгу «La moglie perfetta» онлайн полностью📖 — Блейка Пирс — MyBook.
image
cover

“Kyle lavora per un’azienda che si occupa di gestione finanziaria e investimenti,” spiegò Jessie. “Hanno aperto una succursale qui all’inizio di quest’anno e recentemente gli affari si sono ampliati. È una cosa grossa per loro, perché la PFG è una struttura piuttosto conservatrice. Ad ogni modo, gli hanno chiesto di dare una mano nella conduzione. E allora abbiamo pensato che forse era giunto il momento di fare un cambiamento, dato che abbiamo idea di mettere su famiglia.”

“Oh, visto quanto è grande questa casa, avevo dato per scontato che aveste già figli,” disse Kimberly.

“No, ma siamo ottimisti,” rispose Jessie, cercando di nascondere l’improvviso imbarazzo che fu sorpresa di provare. “Tu hai bambini?”

“Due. Una bimba di quattro anni e un maschietto di due. In effetti davo andare a prenderli all’asilo tra poco.”

Kyle arrivò e le cinse la vita con un braccio mentre allungava l’altro per stringere la mano a Kimberly.

“Ciao,” disse calorosamente.

“Ciao, benvenuto,” gli rispose. “Mioddio, tra voi due i vostri futuri figli saranno dei giganti. Mi sento minuscola vicino a voi.”

Seguì un breve e impacciato silenzio, mentre sia Jessie che Kyle si chiedevano come rispondere.

“Grazie?” disse lui alla fine.

“Scusa. Sono stata una maleducata. Mi chiamo Kimberly, la vostra vicina che sta in quella casa lì,” disse indicando dall’altra parte della strada.

“Piacere, Kimberly. Io sono Kyle Voss, il marito di Jessie.”

“Voss? Pensavo di aver capito Hunt.”

“Lui è Voss,” spiegò Jessie. “Io sono Hunt, almeno per ora. Sto continuando a rimandare la compilazione delle carte per cambiare il cognome.”

“Capisco,” disse Kimberly. “Da quanto siete sposati?”

“Quasi due anni,” ammise Jessie timidamente. “Ho dei veri problemi con la procrastinazione. Questo potrebbe spiegare perché io stia ancora studiando.”

“Oh,” disse Kimberly, chiaramente sollevata di poter lasciar cadere il delicato argomento cognome. “Cosa studi?”

“Psicologia forense.”

“Wow, sembra emozionante. Fra quanto sarai ufficialmente una psicologa?”

“Beh, sono un po’ in ritardo,” disse Jessie, condividendo la storia obbligatoria propinata a ogni festa avessero frequentato negli ultimi due anni. “Ho iniziato con la psicologia infantile quando eravamo alla USC prima di laurearci: è lì che ci siamo conosciuti. Stavo anche facendo un tirocinio per la specialistica quando mi sono resa conto che non ero in grado di gestirlo. Gestire i problemi emotivi dei bambini era troppo per me. Quindi ho cambiato.”

Evitò appositamente di includere alcuni altri dettagli del motivo per cui aveva lasciato il suo tirocinio. Non c’era quasi nessuno che li conoscesse, e lei certo non aveva intenzione di condividerli con una vicina di casa che aveva appena incontrato.

“Quindi trovi meno problematico gestire la psicologia dei criminali rispetto a quella dei bambini?” chiese Kimberly stupita.

“Strano, eh?” le concesse Jessie.

“Rimarresti a bocca aperta,” si intromise Kyle. “Ha questa propensione a infilarsi nelle teste della gente cattiva. Diventerà una profiler grandiosa alla fine. Qualsiasi potenziale Hannibal Lecter là fuori farà bene a stare in guardia.”

“Davvero,” disse Kimberly con voce debitamente impressionata. “Hai dovuto avere a che fare con serial killer e roba del genere?”

“Non ancora,” ammise Jessie. “La maggior parte della mia formazione è stata accademica. E con il trasloco ho dovuto cambiare scuola. Quindi farò il mio corso pratico alla UC-Irvine con l’inizio di questo semestre. È l’ultimo, quindi mi laureo in dicembre.”

“Corso pratico?” chiese Kimberly.

“È un po’ come uno tirocinio, solo che con minore coinvolgimento. Verrò assegnata a una prigione o a un ospedale psichiatrico, dove osserverò e interagirò con detenuti e pazienti. È quello che ho sempre desiderato fare.”

“La possibilità di fissare i cattivi negli occhi e vedere le loro anime,” aggiunse Kyle.

“Forse così è un po’ esagerato,” disse Jessie dandogli un pugno amichevole sulla spalla. “Ma alla fine, sì.”

“È tutto molto elettrizzante,” disse Kimberly con espressione sinceramente coinvolta. “Sono sicura che avrai delle storie pazzesche da raccontare. Approposito, hai detto che vi siete conosciuti a scuola?”

“Dormitorio, primo anno,” disse Kyle.

“Oh,” incalzò Kimberly. “Finiti insieme mentre facevate il bucato, quel genere di cosa?”

Kyle lanciò un’occhiata a Jessie e prima che potesse anche solo dire una parola, lei capì che stava per tuffarsi nella loro solita storia da cocktail party.”

“Ecco la versione ridotta,” iniziò. “Eravamo amici, ma abbiamo iniziato a uscire insieme a metà del primo semestre, dopo che lei è stata scaricata da uno stronzo. Lui è stato buttato fuori dalla scuola, non per aver smesso di uscire con lei, direi. Però credo che lei abbia schivato una pallottola. Ci siamo mollati il terzo anno, ma siamo tornati insieme durante l’ultimo. Abbiamo continuato a uscire per un anno poi, prima di andare a vivere insieme. Siamo rimasti così per un altro anno, e poi ci siamo fidanzati. E abbiamo pronunciato il sì dieci mesi dopo. In ottobre saranno due anni di magnifico matrimonio.”

“Quindi siete innamoratini del college. Che romantico.”

“Sì, so che sembra così,” disse Kyle. “Ma c’è voluto un po’ per averla vinta su di lei. E per tutto il tempo venivo respinto a bastonate. Come puoi immaginarti, praticamente ogni tizio che la vedesse era subito invaghito della signorina Jessica Hunt. E questo solo guardandola. Poi, quando la conosci, resti ancora più cotto.”

“Kyle,” disse Jessie diventando rossa. “Mi stai mettendo in imbarazzo. Risparmiane un po’ per ottobre.”

“Sapete,” disse Kimberly con un sorriso. “Mi è appena venuto in mente che devo andare a prendere i bambini adesso. E mi sento come se avessi improvvisamente interrotto il programma di una famiglia felice che vuole inaugurare la nuova casa. Quindi vado. Ma prometto che vi presenterò alla gente di qui. Abbiamo veramente un quartiere di amiconi. Si conoscono tutti. Organizziamo barbecue settimanali in strada. I bimbi si fermano tutto il tempo a dormire dagli amichetti. Tutti fanno parte del circolo nautico locale, anche se non hanno una barca. Una volta sistemati, scoprirete che questo è un posto meraviglioso dove vivere.”

“Grazie Kimberly,” disse Kyle accompagnandola alla porta. “Non vediamo l’ora di conoscere tutti. E grazie tante ancora per i brownie.”

Dopo che se ne fu andata, Kyle chiuse la porta facendo un siparietto per dare a vedere che girava la chiave a più mandate.

“Mi è sembrata simpatica,” disse. “Speriamo che siano tutti così.”

“Sì, mi è piaciuta,” confermò Jessie. “Un po’ impicciona, ma immagino che la gente qua sia così. Immagino che sia ora di abituarmi a non avere più un’anonimità.”

“Ci si abituerà,” disse Kyle. “Ma penso che a lungo termine preferiremo conoscere i nomi dei nostri vicini e avere la possibilità di lasciare le porte aperte.”

“Però ho notato che ora l’hai appena chiusa,” puntualizzò Jessie.

“Questo perché stavo pensando a quello che ha detto Kimberly su quella cosa dell’inaugurare la nostra nuova casa,” le disse avvicinandosi e levandosi la seconda camicia in dieci minuti. “E non mi piace essere interrotto durante un’inaugurazione.”

*

Più tardi quella notte, Jessie era stesa a letto e fissava il soffitto, il sorriso stampato in faccia.

“Di questo passo, riempiremo in un batter d’occhio tutte quelle camera in più,” disse Kyle, quasi la stesse leggendo nel pensiero.

“Dubito che riusciremo a tenere questo passo quando inizierai in ufficio e io comincerò il semestre.”

“Io sono intenzionato a provarci, se tu vuoi,” disse sospirando profondamente. Sentì il suo corpo che si rilassava del tutto accanto al proprio.

“Non sei per niente nervoso?” gli chiese.

“Per che cosa?”

“Tutto questo: stipendio più grande, nuova città, nuova casa, nuovo stile di vita, nuova gente, nuovo tutto.”

“Non è tutto nuovo,” le ricordò. “Conosci già Teddy e Melanie.”

“Ho incontrato Teddy tre volte e Melanie una. Lo conosco a malapena. E lei me la ricordo vagamente. Solo perché il tuo migliore amico delle superiori vive qualche quartiere più in là non significa che io mi senta improvvisamente a mio agio nella nostra nuova vita.”

Sapeva che lo stava punzecchiando, ma le sembrava di non potersi fermare. Kyle non abboccò all’esca. Si girò invece su un fianco e le accarezzò la spalla destra con un dito, arrivando alla lunga cicatrice rosa che si allungava di una decina di centimetri dall’avambraccio alla base del collo.

“So che sei apprensiva,” le disse con tenerezza. “E hai tutti i motivi per esserlo. È tutto nuovo. E so che può fare paura. Non posso dirti quanto apprezzi il sacrificio che stai facendo.”

“So che alla fine andrà tutto bene,” disse Jessie ammorbidendosi. “Solo è un sacco di roba da gestire all’improvviso tutta insieme.”

“È per questo che vedere Teddy e Mel domani sarà di aiuto. Ristabiliremo quella connessione e poi faremo in modo che anche il resto del vicinato ci raggiunga mentre ci orientiamo. Anche conoscere solo due persone può rendere più facile il passaggio.”

Sbadigliò sonoramente e Jessie capì che era sul punto di crollare. Un grosso sbadiglio come quello in genere significava che sarebbe stato addormentato nel giro dei prossimi sessanta secondi, o forse anche meno.

“So che hai ragione,” disse, determinata a concludere la notte con una nota positiva. “Sono sicura che andrà tutto alla grande.”

“Sicuramente,” disse Kyle con voce stanca. “Ti amo.”

“Anche io ti amo,” disse Jessie, insicura che l’avesse sentita prima di appisolarsi.

Ascoltò i suoi respiri profondi e cercò di usarli per addormentarsi lei stessa. Il silenzio era snervante. Era abituata ai confortanti rumori del centro città mentre scivolava nel sonno.

Le mancavano i claxon della macchine di sotto, le grida della gente che se ne andava brilla dai locali e che riecheggiavano tra i condomini, il bip bip dei camion che facevano retromarcia. Tutto questo le era servito da interferenza di sottofondo per anni. Ora tutto ciò che aveva al suo posto era il debole ronzio del filtro dell’aria nell’angolo della stanza.

Di tanto in tanto le sembrava di sentire un lontano scricchiolio. La casa aveva più di trent’anni, quindi c’erano da aspettarsi degli occasionali assestamenti. Provò a fare una serie di respiri rilassanti, sia per escludere altri rumori come anche per rilassarsi. Ma c’era un pensiero che continuava a pungolarla.

Sei davvero sicura che tutto andrà alla grande qui?

Passò l’ora successiva a rigirarsi nel dubbio e a respingerlo sentendosi in colpa, prima di cedere finalmente alla stanchezza e a lasciarsi andare a un sonno incostante.

...
9