© Каминская А. И., адаптация текста, комментарии, упражнения, словарь
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Una donna faceva cuocere[1] dei ceci. Passò una povera e ne chiese una scodella[2] in elemosina.
– Se li do a voi, non li mangio io[3]! – disse la donna.
Allora la povera le gridò:
– Che tutti i ceci nella pentola diventino figli! – e se ne andò.
Il fuoco si spense e dalla pentola, come ceci che bollono, saltarono fuori cento bambini, piccoli come chicchi di cece e cominciarono a gridare:
– Mamma ho fame! Mamma ho sete! Mamma prendimi in collo[4]! – e a spargersi per i cassetti, i fornelli, i barattoli. La donna, spaventata, comincia a prendere questi esserini, a ficcarli nel mortaio e a schiacciarli col pestello come per farne la purea di ceci. Quando credette d’averli ammazzati tutti[5], si mise a preparare il mangiare[6] per il marito. Ma poi le venne da piangere[7], e diceva:
– Oh, ne avessi lasciato in vita almeno uno[8]; ora mi aiuterebbe, e potrebbe portare da mangiare a suo padre in bottega!
Allora sentì una vocina che diceva:
– Mamma, non piangete! – Era uno dei figlioli, che s’era nascosto dietro il manico della brocca e s’era salvato. La donna fu tutta felice:
– Oh, caro, vieni fuori, come ti chiami?
– Cecino, – disse il bambino scivolando giù per la brocca.
– Bravo il mio Cecino! – disse la donna, – ora devi andare in bottega a portare da mangiare al babbo.
Preparò il paniere e lo mise in testa a Cecino.
Cecino cominciò ad andare e si vedeva solo il paniere[9] che sembrava camminasse da solo[10]. Domandò la strada a un paio di persone e tutti prendevano spavento[11]. Così arrivò alla bottega e chiamò:
– Babbo, babbo! Vieni: ti porto da mangiare.
Suo padre pensò: “Chi mi chiama? Io non ho mai avuto figlioli!” Uscì e vide il paniere e di sotto al paniere veniva una vocina:
– Babbo, alza il paniere che mi vedrai. Sono tuo figlio Cecino, nato stamattina.
Alzò il paniere e vide Cecino.
– Bravo, Cecino! – disse il babbo, che faceva il magnano, – ora verrai con me che devo fare un giro per le case dei contadini per sentire se hanno qualcosa di rotto da accomodare.
Così il babbo si mise in tasca Cecino e andarono. Per la strada non facevano che[12] chiacchierare e la gente vedeva l’uomo che pareva parlasse da solo, e pareva fosse matto.
Chiedeva nelle case: – Avete nulla da stagnare?
– Sì, – gli risposero, – ma a voi non la diamo perché siete matto.
– Come matto? Io sono più savio di voi! Cosa dite?
– Diciamo che per la strada non fate che parlare da solo.
– Macché solo. Discorrevo con mio figlio.
– Dove l’avete questo figlio?
– In tasca.
– Ecco: cosa dicevamo? Siete matto.
– Be’, ve lo farò vedere[13], – e tirò fuori Cecino a cavallo[14] d’un suo dito.
– Oh, che bel figliolo! Mettetelo a lavorare da noi, che gli facciamo far la guardia al bue.
– Ci staresti, Cecino?
– Sì.
– E allora, ti lascio qui e passerò a riprenderti stasera.
Cecino fu messo a cavallo d’un corno del bue e pareva che il bue fosse solo. Passarono due ladri e visto il bue incustodito lo vollero rubare. Ma Cecino si mise a gridare[15]: – Padrone! Vieni, padrone!
Corse il contadino e i ladri gli chiesero: – Buon uomo, da dove viene questa voce?
– Ah, – disse il padrone. – È Cecino. Non lo vedete? È lì su un corno del bue.
I ladri guardarono Cecino e dissero al contadino:
– Se ce lo cedete per qualche giorno vi faremo diventare ricco[16], – e il contadino lo lasciò andare[17] coi ladri.
Con Cecino in tasca, i ladri andarono alla stalla del Re per rubare cavalli. La stalla era chiusa, ma Cecino passò per il buco della serratura, aprì, andò a slegare i cavalli e corse via[18] con loro nascosto nell’orecchio d’un cavallo. I ladri erano fuori ad aspettarlo, montarono sui cavalli e galopparono via a casa.
Arrivati a casa dissero a Cecino:
– Senti, noi siamo stanchi e andiamo a dormire. Da’ tu la biada ai cavalli.
Cecino cominciò a mettere le museruole ai cavalli, ma cascava dal sonno e finì per addormentarsi in una museruola. Il cavallo non s’accorse di lui e lo mangiò insieme alla biada.
I ladri, non vedendolo più tornare, scensero a cercarlo nella stalla.
– Cecino, dove sei?
– Sono qui, – rispose una vocina, – sono in pancia a un cavallo!
– Quale cavallo?
– Questo qui!
I ladri sbuzzarono un cavallo, ma non lo trovarono.
– Non è questo. In che cavallo sei?
– In questo! – e i ladri ne sbuzzarono un altro.
Così continuarono a sbuzzare un cavallo dopo l’altro finché non li ebbero ammazzati tutti, ma Cecino non l’avevano trovato. S’erano stancati e dissero:
– Peccato![19] l’abbiamo perso! E per di più[20] abbiamo perso tutti i cavalli! Presero le carogne, le buttarono in un prato e andarono a dormire.
Passò un lupo affamato, vide i cavalli sbuzzati e ne fece una scorpacciata. Cecino era ancora là nascosto nella pancia d’un cavallo e il lupo lo ingoiò. Quando al lupo tornò fame e si avvicinò a una capra legata in un campo, Cecino di là dentro si mise a gridare:
– Al lupo, al lupo! – finché venne il padrone della capra e fece scappare[21] il lupo.
Il lupo disse: “Come mai faccio queste voci? devo aver la pancia piena d’aria!”, e cominciò a cercare di buttar fuori l’aria. “Be’, adesso non l’avrò più, – pensò. – andrò a mangiare una pecora”.
Ma quando fu vicino alla stalla della pecora, Cecino dalla sua pancia ricominciò a gridare:
– Al lupo! Al lupo! – finché non si svegliò il padrone della pecora.
Il lupo era preoccupato. “Ho ancora quest’aria nella pancia che mi fa fare questi rumori”, – e ricominciò a cercare di buttarla fuori. Spara fuori aria, una volta, due volte, alla terza saltò fuori anche Cecino e si nascose in un cespuglio. Il lupo, sentendosi liberato, tornò verso le stalle.
Passarono tre ladri e si misero a contare i denari rubati. Uno dei ladri cominciò:
– Uno, due, tre, quattro, cinque…
E Cecino, dal cespuglio:
– Uno, due, tre, quattro, cinque…
Il ladro disse ai compagni:
– State zitti che mi confondete. Chi dice una parola l’ammazzo.
Poi riprese a contare:
– Uno, due, tre, quattro, cinque…
E Cecino:
– Uno, due, tre, quattro, cinque…
– Ah, non vuoi star zitto? – dice il ladro ad uno dei compagni. – Ora t’ammazzo!
E l’ammazza. E all’altro:
– Tu se vuoi fare la stessa fine sai come hai da fare…
E ricomincia:
– Uno, due, tre, quattro, cinque…
E Cecino ripete:
– Uno, due, tre, quattro, cinque…
– Non sono io che parlo, – disse l’altro ladro, – ti giuro, non sono io…
– Io t’ammazzo! – E l’ammazzò. – Ora sono solo, – si disse, – potrò contare i denari in pace. Uno, due, tre, quattro, cinque…
E Cecino:
– Uno, due, tre, quattro, cinque…
Al ladro si rizzarono i capelli sulla testa:
– Qui c’è qualcuno nascosto. È meglio che scappi – Scappò e lasciò lì i denari.
Cecino col sacco dei denari in testa se ne andò a casa e bussò. Sua madre aprì e vide solo il sacco di denari.
– È Cecino! – disse. Alzò il sacco e sotto c’era suo figlio e l’abbracciò.
1. Выберите правильный вариант:
1. Una donna faceva cuocere il riso.
2. Una donna faceva cuocere dei piselli.
3. Una donna faceva cuocere dei ceci.
2. Che cos’è una museruola?
1. Un gioiello
2. Un fiore
3. Una mordacchia
4. Un animale
3. Вставьте пропущенные слова:
1. Con Cecino in ________, i ladri andarono alla stalla del Re per rubare cavalli.
2. Cecino fu messo a cavallo d’un _______ del bue.
3. Domandò la strada a un paio di ___________ e tutti prendevano spavento.
4. Cecino col _________ dei denari in testa se ne andò a casa e bussò.
4. Выберите нужный глагол:
Passarono tre ladri e ___________ a contare i denari rubati.
1. cominciarono
2. finirono
3. si misero
4. trovarono
5. Выберите нужный предлог: di – dalla – a –in
1. Il fuoco si spense e _____ pentola, come ceci che bollono, saltarono fuori cento bambini, piccoli come chicchi ____ cece e cominciarono ___ gridare.
2. Così continuarono ____ sbuzzare un cavallo dopo l’altro finché non li ebbero ammazzati tutti.
3. Così il babbo si mise _____ tasca Cecino e andarono.
4. Preparò il paniere e lo mise _____ testa ____ Cecino.
6. Поставьте глаголы в нужную форму:
1. I ladri (essere) fuori ad aspettarlo, (montare) sui cavalli e (galoppare) via a casa.
2. La stalla (essere) chiusa, ma Cecino (passare) per il buco della serratura, (aprire), (andare) a slegare i cavalli.
3. La donna, spaventata, (cominciare) a prendere questi esserini, a ficcarli nel mortaio e a schiacciarli col pestello come per farne la purea di ceci.
4. Cecino (cominciare) a mettere le museruole ai cavalli, ma (cascare) dal sonno e (finire) per addormentarsi in una museruola.
7. Ответьте на вопросы:
1. Perché la donna non diede una scodella di ceci ad una povera?
2. Perché i ladri sbuzzarono i cavalli?
3. Dove lavorava il marito della donna?
1. Una donna faceva cuocere dei ceci.
2. Una mordacchia
3. 1. tasca; 2. corno; 3. persone; 4. sacco;
4. si misero
5. 1. dalla, di, a; 2. a; 3. in; 4. in, a;
C’era una volta un gallo che andava girando per il mondo[22]. Trovò una lettera per strada, la raccolse col becco, la lesse; diceva: “Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa, uccellino cardellino vanno alle nozze di Pollicino”.
Il gallo si mette in cammino per andarci alle nozze di Pollicino e dopo pochi passi incontra la gallina.
– Dove vai, compare gallo?
– Vado alle nozze di Pollicino.
– Ci vengo anch’io!
– Se ci sei nella lettera”
E ci guarda; legge: “Gallo cristallo, gallina cristallina…”
– Ci sei, ci sei: allora, andiamo.
E si mettono in viaggio tutti e due[23]. Dopo un altro po’ incontrano l’oca.
– Oh, comare gallina e compare gallo, dove andate?
– Andiamo alle nozze di Pollicino.
– Ci vengo anch’io?
– Se ci sei nella lettera.
E il gallo riapre la lettera e legge: “Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa…”
– Ci sei; e andiamo!
Cammina cammina tutti e tre, ed incontrano l’anatra.
– Dove andate, comare oca, comare gallina e compare gallo?
– Andiamo alle nozze di Pollicino.
– Ci vengo anch’io?
– E sì, se ci sei.
Legge: “Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa…”
– Ci sei: vieni anche tu!
Dopo un altro po’ incontrano l’uccellino cardellino.
– Dove andate, comare anatra, comare oca, comare gallina e compare gallo?
– Andiamo alle nozze di Pollicino.
– Ci vengo anch’io?
– E sì, se ci sei!
Riapre la lettera: “Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa, uccellino cardellino…
– Ci sei anche tu.
E si misero in cammino tutti e cinque. Ecco che incontrarono il lupo.
Anche il lupo chiese dove andavano.
– Andiamo alle nozze di Pollicino! – Rispose il gallo.
– Ci vengo anch’io?
– Sì, se ci sei!
E il gallo rilesse la lettera: “Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa, uccellino cardellino…”. Ma il lupo non c’era.
– Ma io voglio venire! – Disse il lupo.
E quelli, per paura, risposero:
– …e andiamo.
Fatti un altro po’ di passi, il lupo disse tutti a un tratto[24]:
– Ho fame.
Il gallo gli rispose:
– Io da darti non ho niente…
– Allora mi mangio te!
E il lupo spalancò la bocca e lo inghiottì.
Dopo un altro po’ di strada, ripetè:
– Ho fame.
La gallina gli rispose come aveva risposto il gallo, e il lupo ingollò anche lei. E così fece con l’oca e così con l’anatra.
Rimasero soli il lupo e l’uccellino. Il lupo disse:
– Uccellino, ho fame!
– E che vuoi che io ti dia?
– Allora mi mangio te!
Spalancò la bocca… E l’uccellino gli si posò sulla testa. Il lupo si sforzava d’acchiapparlo, ma l’uccellino svolazzava di qua, svolazzava di là, saltava su una frasca, su un ramo, poi tornava sulla testa del lupo, sulla coda.
Quando il lupo si fu stancato perbene, vide lontano venirsene una donna con una canestra sulla testa, che portava da mangiare ai mietitori. L’uccellino chiamò il lupo:
– Se mi salvi la vita, io ti faccio fare una mangiata di tagliolini e carne, che quella donna porta ai mietitori. Perché lei, quando mi vedrà, mi vorrà acchiappare, io volerò via e salterò da una frasca all’altra[25]. Lei poserà la canestra per terra, e tu potrai mangiarti tutto.
Difatti, venne la donna, vide l’uccellino così bello, e subito stese la mano per pigliarlo, ma quello s’alzò un tantino. La donna posò la canestra e gli corse dietro. Allora il lupo andò alla canestra e mangiò.
– Aiuto! Aiuto! – grida la donna. Arrivano tutti i mietitori, chi con la falce, chi col bastone, saltano sul lupo e l’ammazzano. Dalla pancia saltano fuori sani e salvi[26] il gallo cristallo, la gallina cristallina, l’oca contessa, l’anatra badessa e insieme all’uccellino cardellino riprendono il cammino verso le nozze di Pollicino.
Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa, uccellino cardellino vanno alle nozze di Pollicino.
1. Выберите правильный вариант:
1. La donna aveva una borsa.
2. La donna aveva una canestra.
3. La donna aveva un carro.
4. La donna aveva una bottiglia.
2. Подберите синонимы:
cesta – cammino —
cibo – affamato —
matrimonio – acchiappare —
3. Вставьте пропущенное слово:
1. Difatti, venne la donna, vide l’uccellino così bello, e subito stese la ________ per pigliarlo.
2. La gallina gli rispose come aveva risposto il ___________, e il lupo ingollò anche lei.
3. Quando il lupo si fu stancato _________, vide lontano venirsene una donna con una canestra sulla testa.
4. Rimasero soli il _______ e l’uccellino.
4. Выберите нужный предлог: da –ai – sulla – di – con – su – del
1. Se mi salvi la vita, io ti faccio fare una mangiata ______ tagliolini e carne, che quella donna porta ____ mietitori.
2. Quando il lupo si fu stancato perbene, vide lontano venirsene una donna ______ una canestra _____ testa, che portava ___ mangiare ___ mietitori.
3. Illuposisforzava____acchiapparlo,mal’uccellino svolazzava ___ qua, svolazzava ____ là, saltava ___ una frasca, ____ un ramo, poi tornava _____ testa ___ lupo, ____ coda.
5. Поставьте глаголы в нужную форму:
1. (Spalancare) la bocca… E l’uccellino gli (posarsi) sulla testa.
2. La donna (posare) la canestra e gli (correre) dietro.
3. E il lupo (spalancare) la bocca e lo (inghiottire).
4. Gallo cristallo, gallina cristallina, oca contessa, anatra badessa, uccellino cardellino (andare) alle nozze di Pollicino.
6. Raccontare il testo.
1. La donna aveva una canestra
3. 1. mano; 2. gallo; 3. perbene; 4. lupo;
4. 1. di, ai; 2. con, sulla, da, ai; 3. di, di, di, su, su, sulla, del, sulla;
C’erano una volta un Re e una Regina, che avevano una figlia unica, e le volevano più bene che alla pupilla dei loro occhi[27]. Il Re di Francia mandò ambasciatori per domandarla in sposa[28]. Il Re e la Regina, che non sapevano staccarsi dalla figliola, risposero:
– È ancora bambina.
Un anno dopo fu la volta del Re di Spagna. Quelli si scusarono allo stesso modo[29]:
– È ancora bambina.
Ma i due regnanti se l’ebbero a male[30]. E chiamarono un Mago:
– Devi farci un incanto per la figlia del Re, il peggiore incanto che ci sia.
– Fra un mese l’avrete.
Passato il mese, il Mago si presentò:
– Ecco qui. Regalatele questo anello; quando lo avrà portato al dito per ventiquattr’ore, vedrete l’effetto.
Regalarglielo non potevano, perché s’eran già guastati coi parenti di lei. Come fare?
– Ci penserò io. – Re di Spagna si travestì da gioielliere, e aprì bottega dirimpetto al palazzo reale. La Regina voleva comprare delle gioie e lo mandò a chiamare. Quello andò, e in uno scatolino aveva l’anello. La Regina domandò alla figliola:
– Tu, non vuoi nulla?
– Non c’è niente di bello, – rispose la figlia.
– Ho qui un anello raro; le piacerà.
E il finto gioielliere mostrò l’anello incantato.
– Oh, che bellezza! Oh, che bellezza! Quanto costa?
– Principessa, non ha prezzo, ma prenderò quel che vorrete.
Gli diedero una gran somma e lui andò via. La Principessa s’era messa al dito l’anello e lo ammirava ogni momento[31]:
– Oh, che bellezza! Oh, che bellezza!
Ma dopo ventiquattr’ore:
– Ahi! Ahi! Ahi!
Accorsero il Re, la Regina, le dame di corte, coi lumi in mano.
– Scostatevi! Scostatevi! Son diventata di stoppa.
Infatti la povera Principessa aveva le carni tutte di stoppa. Il Re e la Regina erano inconsolabili. Radunarono il Consiglio della Corona: che cosa si poteva fare?
– Maestà, fate un bando: chi guarisce la Principessa sarà genero del Re.
E i banditori partirono per tutto il regno, con tamburi e trombette:
– Chi guarisce la Principessa sarà genero del Re!
In una città c’era un giovanotto, figlio d’un ciabattino. Un giorno disse a suo padre:
– Babbo, datemi la santa benedizione: vado a cercare fortuna per il mondo.
– Il cielo ti benedica, figliolo mio!
E il giovanotto si mise in viaggio. In una viottola incontrò una frotta di ragazzi, che tiravano sassate a un rospo per ammazzarlo.
– Che male vi ha fatto? È anch’esso creatura di Dio: lasciatelo stare[32]. Vedendo che quei ragazzacci non smettevano, mollò uno scapaccione a questo, un pugno a quello, e li sbandò: il rospo potè così ripararsi in un buco. Cammina, cammina, il giovanotto incontrò i banditori che andavano gridando:
– Chi guarisce la Principessa, sarà genero del Re.
– Che male ha la Principessa?
– È diventata di stoppa.
Salutò e continuò per la sua strada, finché non si fece buio[33] in una pianura. Guardava attorno per vedere di trovare un posto dove riposarsi: si volta, e scorge al suo fianco una bella signora. Trasalì.
– Non aver paura[34]: sono una Fata, e sono venuta per ringraziarti.
– Ringraziarmi?
– Tu m’hai salvato la vita. Il mio destino è questo: di giorno[35] sono rospo, di notte[36] sono Fata.
– Buona Fata, c’è la Principessa che è diventata di stoppa, e chi la guarisce sarà genero del Re. Insegnatemi il rimedio: mi basterà.
На этой странице вы можете прочитать онлайн книгу «Лучшие итальянские сказки / Le migliori fiabe italiane», автора Неустановленного автора. Данная книга имеет возрастное ограничение 12+, относится к жанрам: «Европейская старинная литература», «Фольклор». Произведение затрагивает такие темы, как «лексический материал», «текстовый материал». Книга «Лучшие итальянские сказки / Le migliori fiabe italiane» была написана в 2019 и издана в 2019 году. Приятного чтения!
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