Ischia.
Borbottai nella tua lingua
che quella non era la nostra isola,
ma restai incantata dalle facciate
color dell’oleandro e di albicocca,
dai placidi quarti di luna dei balconi.
Navigammo oltre, e scendemmo che era notte.
A Ischia restammo una settimana,
davanti al castello dei francobolli,
leccato dai flutti verdi e neri.
Vivevamo in attesa delle fotografie
scattate in casa.
Non volevi tornare.
Per te Ischia restò sempre l’isola felice.
Io invece volevo la terraferma,
per fare dell’isola una vita.
Tu, una volta a terra, ripartisti in fretta.
Eccomi, dopo anni, a Procida,
davanti a Ischia, l’isola felice.
Qui ho steso e ritirato il bucato.
Di Procida le onde sono mie,
come i capelli: le pettino,
le rovescio, e al loro sciabordio rifletto.
Ne mangio i pesci, raccolgo i limoni,
la osservo allo specchio,