Dalla penna dell'autrice esordiente Fiona Grace, arriva la serie di GIALLI INTIMI E LEGGERI DI LACEY DOYLE, che include nove libri (serie in corso); la serie di GIALLI INTIMI E LEGGERI TRA I VIGNETI DELLA TOSCANA, che include quattro libri (serie in corso); la serie di GIALLI DI UNA DUBBIOSA STREGA, che include tre libri (serie in corso); e della serie LA PANETTERIA SULLA SPIAGGIA, UN GIALLO INTIMO E LEGGERO, che include tre libri (serie in corso).
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SCETTICA A SALEM: UN EVENTO DELITTUOSO (Libro #1)
INVECCHIATO PER UN OMICIDIO (Libro #1)
INVECCHIATO PER LA MORTE (Libro #2)
INVECCHIATO PER IL CAOS (Libro #3)
ASSASSINIO IN VILLA (Libro #1)
UNA MORTE E UN CANE (Libro #2)
I CINQUE DEL SALOTTO (Libro #3)
UN VISITA PREOCCUPANTE (Libro #4)
UCCISO CON UN BACIO (Libro #5)
"Caro Marcello,” scrisse Olivia Glass per cominciare la sua e-mail, "mi dispiace molto per quello che è successo.”
Stava componendo le sue scuse seduta su una comoda poltrona nell'accogliente salotto della sua casa di campagna in Toscana. Sperando di trovare l'ispirazione, alzò lo sguardo e fissò la pioggia che tamburellava sui vetri bui.
Non era così che si era aspettata di iniziare la prima lettera al suo affascinante capo dagli occhi azzurri, titolare della cantina dove lavorava.
Nelle sue fantasie segrete, un messaggio indirizzato a lui esordiva con: "Grazie per la meravigliosa serata che abbiamo passato al nostro primo appuntamento! La cena, il vino e, naturalmente, la tua compagnia, sono stati fantastici.”
Olivia sospirò frustrata. Dopo il terribile errore che aveva commesso, non ci sarebbe stata alcuna possibilità di uscire insieme a lui. Sarebbe stata fortunata ad avere ancora un lavoro!
Inoltre, non si era trattato di un errore. Definirlo tale significava sminuire la gravità delle sue azioni. Olivia aveva deliberatamente causato un disastro, e doveva ammetterlo prima che Marcello lo scoprisse.
Spostando una ciocca di capelli biondi, si rimise all’opera.
"Mi rendo conto di esserti costata molto denaro, oltre ad aver sprecato uva preziosa che non potrai mai più riavere. È stato un gesto irresponsabile da parte mia.”
Cosa doveva dire ancora?
Olivia si portò una mano alla fronte. In un momento critico come quello, aveva il blocco dello scrittore.
Non si sarebbe mai potuta permettere di avere un blocco dello scrittore nel suo lavoro precedente come account manager di un'agenzia pubblicitaria a Chicago. Le campagne dovevano essere lanciate nei tempi previsti, non importa quanto caffè, quante nottate in bianco e quante crisi isteriche ci volessero.
All'inizio dell'estate, Olivia si era licenziata dal suo lavoro frenetico ma ben pagato dopo che Matt, il suo ragazzo, l'aveva lasciata. Aveva raggiunto l'amica Charlotte per le vacanze e d'impulso aveva fatto domanda per il posto da sommelier presso La Leggenda, una delle cantine più famose della Toscana. Con suo grande stupore, Marcello l'aveva assunta, e Olivia si era buttata a capofitto in una nuova vita.
Con un abbandono ancora più sconsiderato, aveva venduto il suo accogliente appartamento di Chicago e investito i risparmi di una vita in quella fattoria sulle colline, sperando di poter realizzare il suo sogno di produrre un giorno un vino tutto suo.
Aveva trentaquattro anni e, come la madre non smetteva mai di ripeterle, era troppo vecchia per cambiare così drasticamente la sua vita. Olivia continuava a ricordare alla madre che era esattamente quello che aveva appena fatto, ma la signora Glass sembrava convinta che, ripetendo sempre le stesse cose, avrebbe potuto far tornare indietro il tempo e annullare le pazzie della figlia.
Far tornare indietro il tempo! Olivia gemette, ricordando ancora una volta il suo terribile misfatto. Come avrebbe mai potuto sistemare le cose con Marcello? Si sarebbe fidato di nuovo di lei? Desiderava poter tornare indietro di qualche settimana per rimediare al danno che aveva fatto.
Pensando al tempo, Olivia guardò l'orologio appeso alla parete. Sconvolta, si alzò di scatto. Era così concentrata sulla sua situazione lavorativa, che aveva dimenticato i suoi compiti serali. Doveva controllare se le sue piccole vigne stavano resistendo al forte vento burrascoso che soffiava. E aveva anche una capra di cui occuparsi: una capra imprevedibile, che ormai poteva essere andata chissà dove alla ricerca di uno spuntino serale! Con il temporale in peggioramento, Olivia non avrebbe avuto alcuna speranza di trovare Erba se questa, spazientita per l'attesa del cibo, avesse deciso di andare ad avventurarsi in giro.
Si precipitò verso la serie di indumenti appoggiati sul tavolo della sala, prese un impermeabile e se lo infilò sopra uno spesso cappotto resistente all'acqua. Ci pensò un attimo, poi si infilò degli stivali di gomma e dei guanti da sci.
Infine, con qualche difficoltà – avrebbe dovuto pensarci prima di mettere i guanti – si calcò un cappello da pioggia sulla testa, spingendolo il più in basso possibile.
"Pronta,” disse, guardando con apprensione il buio oltre la finestra.
Il diluvio non si era placato. Anzi, stava peggiorando.
Olivia non immaginava che i temporali in Toscana potessero essere così violenti. Così tempestosi. Così… così orizzontali. Ogni tormenta era accompagnata da venti fortissimi che minacciavano di sollevarla da terra. Avrebbe preferito ricevere una sorta di avvertimento in proposito. Aveva comprato il casolare in piena estate, e non c'era niente nel contratto d'acquisto che alludesse all'apocalisse che sarebbe giunta insieme all'autunno.
Olivia ripensò al suo appartamento di Chicago con una fitta di rimpianto. L'edificio moderno era ben isolato, con doppi vetri, e la porta d'ingresso si apriva su un corridoio. Potevi scendere fino al piano terra e salire su un taxi senza prenderti nemmeno una goccia di pioggia sulle scarpe. C'erano stati anni in cui si era a malapena accorta che fosse inverno. Il meteo era un concetto astratto, qualcosa che accadeva al di là delle finestre.
Quei giorni erano finiti. Adesso era determinata a diventare una viticoltrice, a qualunque costo.
Olivia guardò tristemente l'ombrello malridotto nell' angolo. Erano bastati due secondi di temporale mediterraneo per rivoltarlo.
"Non accenna proprio a migliorare,” disse ad alta voce. Prima si fosse lanciata nella sua missione, prima sarebbe potuta rientrare in casa.
Aprì la porta d'ingresso.
Subito il vento gliela sbatté nuovamente in faccia.
"Maledizione,” esclamò. Il compito fu ancora più difficile la seconda volta, perché la pioggia era entrata all'interno formando delle pozze, e le sue scarpe scivolavano sul pavimento bagnato.
Riuscì ad aprire la porta di qualche centimetro, quindi ci infilò uno stivale, sputacchiando e sbattendo le palpebre per scacciare la pioggia che le arrivava in faccia.
"Ok, ci sono!"
Era fuori, con la porta che batteva dietro di lei e le raffiche burrascose che la sferzavano lateralmente mentre procedeva verso la sua importante – anzi, critica – missione.
Scivolando e sbandando lungo il pendio ghiaioso, con il sentiero reso invisibile dal buio, Olivia riuscì in qualche modo a raggiungere la piantagione di vigne più vicina.
Si tolse un guanto e prese il cellulare dalla tasca interna della giacca, accendendo la torcia con le dita già intorpidite.
Olivia si sentì il cuore gonfio di sollievo e di orgoglio.
I robusti tralci di vite stavano resistendo bene alla pioggia torrenziale. Anzi, sembravano prosperare, ondeggiando nel vento con le foglie appena nate di un verde brillante nel bagliore della torcia. Era gratificante pensare che il concime e il terriccio che aveva aggiunto con tanta cura era penetrato nel terreno, pronto a nutrire le radici in espansione.
A differenza di lei, la sua prima coltivazione di uva sembrava perfettamente adatta a sopravvivere all'imminente inverno toscano.
Sospirando – o meglio, schizzando – di sollievo, Olivia si rimise il cellulare in tasca e si voltò. La seconda parte della sua missione era ancora più importante della prima.
Stringendo i denti, si fece strada attraverso la tempesta, dirigendosi verso la sagoma quasi invisibile del grande fienile.
Quando vi giunse, era bagnata fradicia e tremava. Attraversare la soglia aperta del granaio entrando nell'ambiente silenzioso e odoroso di muffa fu un sollievo. Nonostante Olivia non avesse ancora provveduto a mettere delle porte all'enorme ingresso del vecchio ma solido edificio, rimase sorpresa da quanto il fienile fosse asciutto. Chiunque l'avesse costruito, doveva conoscere molto bene la direzione dei venti, e doveva aver fatto in modo che l'ingresso del fienile fosse riparato.
Molto tempo prima, quel fienile dal soffitto alto era stato un edificio per la produzione di vino, e Olivia era decisa a ripristinarlo, non appena avesse rimosso l'enorme mucchio di macerie che lo occupava e non appena lo avesse dotato di porte per proteggerlo.
Per il momento, tuttavia, aveva un'altra funzione.
Con le dita intorpidite, Olivia riaccese la torcia del telefono.
Il fascio di luce danzò su un mucchio di paglia collocato in un angolo del fienile che formava un letto asciutto, caldo e riparato.
Che era vuoto.
Dov'era Erba?
Olivia si morse il labbro. Non sapeva da dove cominciare a cercare quella capretta dalla mentalità indipendente. Avrebbe dovuto perlustrare tutta la fattoria!
Poi, con la coda dell'occhio, intravide un movimento al di sopra della sua testa.
Alzando lo sguardo, vide Erba che la guardava dall'alto della pila di balle di fieno. Evidentemente, aveva deciso che quel trespolo alto e dall'aspetto scomodo fosse molto più invitante del lettino di paglia che Olivia le aveva preparato con amore.
"Erba! Che ci fai lassù?” Olivia spostava il peso da un piede all'altro, battendo i denti. Erba restò a guardarla con calma, mentre gli abiti inzuppati di Olivia gocciolavano, formando pozzanghere a terra.
"Devi scendere. La cena è in ritardo, lo so, ma adesso è ora!"
Accanto alle balle, c'erano un secchio d'acqua rosa e una grande cassa d'acciaio che Olivia aveva acquistato. Controllò l'acqua di Erba prima di aprire la cassa e di tirare fuori un po’ di alfalfa nascosta all'interno. Aveva dovuto comprare la cassa perché Erba andava matta per l'alfalfa. Olivia aveva scoperto divertita che l'alfalfa in italiano veniva chiamata anche erba medica. Davvero azzeccato!
Sistemò la manciata di foglie verdi nel letto di paglia e guardò con ammirazione mentre Erba saltava agilmente giù dalla catasta di balle, si dirigeva avidamente verso la sua cena, e cominciava a mangiare. Olivia si chinò in avanti e grattò la capra sulla testa. Il pelo sembrava morbido, caldo e asciutto.
Olivia doveva ammettere che il suo inesistente stabilimento di vinificazione era stato riconvertito con successo a stalla per capre. Non era sicura di avere quello che serviva per diventare una viticoltrice, ma stava facendo un lavoro fenomenale come allevatrice di capre. Erba non poteva desiderare di meglio.
In quel momento, le squillò il cellulare.
"Ciao, Olivia! Sono Bianca. Come va da quelle parti?”
Le labbra intorpidite di Olivia si incurvarono in un sorriso.
Bianca era stata la sua assistente all'agenzia pubblicitaria, e lavorava ancora lì. Non solo; qualche tempo prima, aveva mandato un'email ad Olivia per dirle che era stata promossa alla posizione di account manager.
"Che bello sentirti.” Era entusiasta che Bianca avesse trovato un momento per chiamarla. A Chicago era metà mattinata, quindi Bianca doveva trovarsi al lavoro.
C'era solo un problema. Se Olivia avesse continuato a parlare con Bianca là fuori, sarebbe morta di freddo prima che la conversazione finisse.
"Puoi darmi un momento? Devo tornare di corsa alla fattoria. Sono nel fienile, in questo momento.”
"Nel fienile!” ripeté Bianca entusiasta, come se fosse la location più esotica che avesse mai sognato.
"C'è un acquazzone e si gela, quindi devo tornare in casa.”
"Accidenti, è inverno lì?” Bianca sembrava confusa, come se avesse pensato che in Toscana fosse sempre estate. Beh, a dire il vero, per un po’ l'aveva creduto anche Olivia.
"Autunno inoltrato, ma abbiamo del freddo fuori stagione. Il tempo sta cambiando anche lì?"
Bianca restò un momento in silenzio.
"Non saprei. Le persiane del mio ufficio sono chiuse.”
Se non fosse stata in preda a brividi così violenti, Olivia sarebbe scoppiata a ridere. "Dammi un minuto. Buonanotte, Erba” disse alla capra.
Poi Olivia uscì dal fienile, procedendo a testa china quando una sferzata di pioggia la colpì.
Si fiondò oltre la porta d'ingresso, scivolò sulle pozze d'acqua che aveva completamente dimenticato, e si fece il corridoio in aquaplaning, mulinando le braccia.
Per fortuna, quando arrivò alla cucina, aveva già rallentato e riuscì ad afferrarsi allo stipite della porta e ad entrare barcollando.
Tirò un sospiro di sollievo per essere tornata sana e salva nel suo angolo felice.
Grazie al fuoco che bruciava nel focolare, la stanza era calda al punto giusto. Le tende, di una pesante stoffa verde e bianca a quadri, erano tirate, per chiudere fuori la tempesta. Olivia aveva riflettuto a lungo sui ripiani dei mobili, optando, alla fine, per un marmo color lime chiaro. Era entusiasta del tocco luminoso e fresco che dava alla stanza. Quando le tende erano aperte, il verde dei ripiani sembrava riprendere il colore delle colline lontane, facendo sentire Olivia connessa con l'ambiente esterno.
Si tolse la giacca e i guanti, si sfilò gli stivali e si diresse verso il soffice tappeto davanti al camino. Si sedette a gambe incrociate accanto al suo gatto semi-addomesticato bianco e nero, Pirata, che stava rannicchiato su un angolo del tappeto, profondamente addormentato.
"Sono in casa,” disse a Bianca.
"Come va la con il tuo progetto di viticoltura?" chiese l'ex assistente. "Il tuo vino è già pronto? Posso ordinarne una bottiglia?”
"Beh, le viti che ho piantato sono ancora piccole,” spiegò Olivia. "Produrranno l'uva solo l'anno prossimo, non prima. Sono fortunata che siano germogliate prima dell'inverno! Ci sono delle viti selvatiche nella tenuta, e ne scopro altre ogni volta che faccio una passeggiata, ma non ho ancora raccolto nessuna di quelle uve.”
Olivia ricordò il brivido di gioia quando aveva scoperto la prima vite spontanea nella sua tenuta. In quel momento, si era resa conto che l'uva poteva effettivamente prosperare anche in un suolo pietroso. Da allora, aveva appreso che la sua tenuta era stata un tempo un'azienda vinicola, prima che cadesse in rovina. Alcune delle viti erano sopravvissute, ma sapeva che ci sarebbe voluta un'intera giornata di esplorazione degli otto ettari di terreno collinare per individuare tutte le piante posizionate in modo casuale, che ora erano ricche di uva matura. Non ne aveva ancora avuto il tempo, ma raccogliere l'uva delle viti selvatiche era l'unico modo che aveva per produrre una piccola quantità di vino entro la fine dell'anno.
"E il tuo lavoro?” volle sapere Bianca. "Lavori ancora in quella cantina?”
Olivia si mosse a disagio sul tappeto.
Le parole di Bianca le ricordarono la sua situazione.
"In realtà sono nei guai, al lavoro,” confessò, immaginando Bianca corrugare la fronte, costernata per le sue parole.
"Che cosa è successo?” domandò. Ora Olivia poteva immaginarla mentre iniziava a mordicchiarsi le unghie. Era una sua abitudine nervosa ogni volta che era sotto stress.
Olivia decise di sfogarsi con la sua ex assistente. Era la sua occasione per confessare la follia che aveva fatto.
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