l a p o r t a a c c a n t o
(un thriller psicologico di chloe fine—libro 1)
b l a k e p i e r c e
traduzione di
valentina sala
Blake Pierce
Blake Pierce è l’autore della serie di successo dei misteri di RILEY PAGE, che si compone (al momento) di tredici libri. Blake Pierce è anche autore della serie dei misteri di MACKENZIE WHITE, composta (al momento) da nove libri; della serie dei misteri di AVERY BLACK, composta da sei libri; della serie dei misteri di KERI LOCKE, composta da cinque libri; della serie di gialli GLI INIZI DI RILEY PAIGE, composta (al momento) da due libri; della serie dei misteri di KATE WISE, composta (al momento) da due libri; della serie dei thriller-psicologici di CHLOE FINE, composta (al momento) da due libri.
Avido lettore e appassionato da sempre di gialli e thriller, Blake riceve con piacere i vostri commenti, perciò non esitate a visitare la sua pagina www.blakepierceauthor.com per saperne di più e restare in contatto con l’autore.
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LIBRI DI BLAKE PIERCE
I THRILLER PSICOLOGICI DI CHLOE FINE
LA PORTA ACCANTO (Libro #1)
LA BUGIA DI UN VICINO (Libro #2)
I GIALLI DI KATE WISE
SE LEI SAPESSE (Libro #1)
SE LEI VEDESSE (Libro #2)
GLI INIZI DI RILEY PAIGE
LA PRIMA CACCIA (Libro #1)
IL KILLER PAGLIACCIO (Libro #2)
I MISTERI DI RILEY PAIGE
IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)
IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)
OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)
IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)
KILLER PER CASO (Libro #5)
CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)
MORTE AL COLLEGE (Libro #7)
UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)
UN KILLER TRA I SOLDATI (Libro #9)
IN CERCA DI VENDETTA (Libro #10)
LA CLESSIDRA DEL KILLER (Libro #11)
VITTIME SUI BINARI (Libro #12)
ONCE TRAPPED (Libro #13)
MARITI NEL MIRINO (Libro #14)
I MISTERI DI MACKENZIE WHITE
PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)
UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)
PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)
PRIMA CHE PRENDA (Libro #4)
PRIMA CHE ABBIA BISOGNO (Libro #5)
PRIMA CHE SENTA (Libro #6)
PRIMA CHE COMMETTA PECCATO (Libro #7)
PRIMA CHE DIA LA CACCIA (Libro #8)
PRIMA CHE AFFERRI LA PREDA (Libro #9)
PRIMA CHE ANELI (Libro #10)
I MISTERI DI AVERY BLACK
UNA RAGIONE PER UCCIDERE (Libro #1)
UNA RAGIONE PER CORRERE (Libro #2)
UNA RAGIONE PER NASCONDERSI (Libro #3)
UNA RAGIONE PER TEMERE (Libro #4)
UNA RAGIONE PER SALVARSI (Libro #5)
I MISTERI DI KERI LOCKE
TRACCE DI MORTE (Libro #1)
TRACCE DI OMICIDIO (Libro #2)
TRACCE DI PECCATO (Libro #3)
TRACCE DI CRIMINE (Libro #4)
TRACCE DI SPERANZA (Libro #5)
INDICE
Chloe sedeva sui gradini d’ingresso della sua palazzina accanto alla sorella gemella, Danielle, guardando i poliziotti che portavano via il padre lungo la scalinata, ammanettato.
Un grosso poliziotto con il pancione era in piedi davanti a Chloe e Danielle. La sua pelle nera brillava di sudore nella notte estiva che li avvolgeva.
“Bambine, è meglio se non guardate” disse.
Chloe pensò che fosse una cosa sciocca da dire. Nonostante avesse solo dieci anni, aveva capito che il poliziotto stava cercando di impedire loro la vista del padre che veniva fatto salire sul sedile posteriore della volante.
Quell'immagine era l'ultimo dei suoi problemi. Aveva già visto il sangue ai piedi delle scale, che in parte era schizzato sull'ultimo gradino ed aveva inzuppato la moquette che portava in soggiorno. Aveva anche visto il cadavere. Era disteso a faccia in giù. Suo padre aveva fatto di tutto per impedirglielo, ma non era bastato, e la vista di tutto quel sangue si era ormai impressa a fuoco nella sua mente.
Era quello che vedeva ora, con il poliziotto grasso parato davanti a lei. Era l'unica cosa che vedeva.
Chloe udì la portiera della volante chiudersi, e seppe che era il rumore del padre che le lasciava, probabilmente per sempre.
“State bene, bambine?” chiese il poliziotto.
Nessuna delle due rispose. Chloe vedeva ancora tutto quel sangue alla base delle scale e la moquette azzurra intrisa. Si girò rapidamente verso Danielle e vide che la sorella si guardava i piedi. Aveva lo sguardo fisso. Chloe era piuttosto certa che avesse qualcosa che non andava. Sospettava che Danielle avesse visto il cadavere molto meglio di lei, forse addirittura i punti scuri da cui sembrava che tutto quel sangue fosse uscito.
Tutto d’un tratto, il poliziotto grasso alzò gli occhi verso l’ingresso della palazzina, e imprecò sottovoce. “Cristo, non potete aspettare? Le bambine sono ancora qui...”
Dietro il poliziotto, altri agenti stavano trasportando un sacco per cadaveri fuori dall’edificio e giù per i gradini. Era il cadavere. Quello da cui era uscito tutto quel sangue rosso scuro che aveva inzuppato la moquette.
La loro madre.
“Bambine?” fece il poliziotto. “Una di voi vuole parlare con me?”
Ma Chloe non voleva parlare.
Poco tempo dopo, un’auto familiare accostò dietro una delle volanti della polizia. Il poliziotto grasso aveva smesso di cercare di convincerle a parlare con lui, e Chloe aveva la sensazione che fosse ancora lì con loro solo per non farle sentire sole.
Dal fianco di Chloe, Danielle disse la prima parola da quando erano uscite dalla palazzina.
“Nonna.”
L’auto familiare che era apparsa apparteneva alla loro nonna, che uscì dalla macchina con tutta la rapidità che le gambe le consentirono. Chloe vide che stava piangendo.
Sentì una lacrima scivolarle sulla guancia, ma non era come piangere. Era come se qualcosa si stesse rompendo.
“Vostra nonna è qui” disse il poliziotto. Sembrava sollevato, contento di potersi allontanare.
“Bambine” fu l’unica parola che la nonna pronunciò avvicinandosi alle scale. Dopodiché, iniziò a singhiozzare e avvolse le nipoti in un abbraccio impacciato.
Stranamente, fu quell’abbraccio che Chloe avrebbe ricordato.
La vista del sangue sarebbe svanita. Il ricordo del poliziotto grasso sbiadì dopo soltanto un paio di settimane, così come la vista surreale del padre in manette.
Ma, per tutta la sua vita, Chloe avrebbe ricordato quell’abbraccio.
E la sensazione di qualcosa, nel profondo di sé, che si incrinava per poi spezzarsi.
Davvero suo padre aveva ucciso sua madre?
17 anni dopo
Chloe Fine salì le scale della sua nuova casa – la casa che, insieme al fidanzato, aveva cercato per mesi – e riuscì a stento a contenere la propria eccitazione.
“Quello scatolone è troppo pesante?”
Steven si affrettò a raggiungerla sulle scale, con in mano uno scatolone con su scritto CUSCINI.
“Niente affatto” ribatté lei, sollevando lo scatolone con la scritta PIATTI.
Steven posò il suo scatolone e prese quello di Chloe.
“Facciamo cambio” disse con un sorriso.
Ultimamente sorrideva molto.
Anzi, sul suo viso sembrava esserci un ghigno permanente, da quando lei si era lasciata infilare un anello di fidanzamento al dito, otto mesi prima.
Si avviarono insieme lungo il marciapiede, mentre Chloe osservava il giardino. Non era l'enorme giardino che aveva sempre sognato. Nella sua mente, casa sua aveva un grande giardino senza recinzione con gli alberi sparsi sul retro. Invece, lei è Steven avevano scelto un'abitazione in un quartiere tranquillo. Ma lei aveva solo ventisette anni; aveva tempo. Sia lei che Steven sapevano che quella non sarebbe stata la casa in cui sarebbero invecchiati. E questo la rendeva ancora più speciale. Sarebbe stata la loro prima casa, il luogo dove avrebbero imparato i pro e contro del matrimonio, e forse il luogo dove si sarebbero messi d'impegno per provare ad avere un bambino due.
Riusciva a vedere piuttosto chiaramente la casa dei loro vicini. I giardini erano separati soltanto da una serie di alte siepi. Il bianco portico pittoresco era praticamente identico al loro.
“Lo so che sono praticamente cresciuta qui” disse Chloe. “Ma non sembra la stessa cosa. Sembra una città diversa.”
“Ti assicuro che è esattamente quella” disse Steven. “Cioè, se si escludono alcune nuove costruzioni, come quella di cui ora siamo proprietari. La cara, vecchia Pinecrest, Maryland. Abbastanza piccola da incontrare in continuazione persone che non vuoi vedere, ma grande abbastanza da non doverci mettere un'ora di macchina per raggiungere un negozio di alimentari.”
“Mi manca già Philadelphia.”
“A me no” disse Steven. “Niente più fan degli Eagles, niente più battute su Rocky, niente traffico.”
“Tutte valide ragioni” concordò Chloe. “Eppure...”
“Dobbiamo solo aspettare un po'” disse Steven. “Presto la considereremo casa nostra.”
Chloe desiderò che sua nonna fosse lì in quel momento per vedere quella casa. Chloe era abbastanza sicura che ne sarebbe stata orgogliosa. Probabilmente non avrebbe perso tempo e avrebbe messo subito in funzione il forno in cucina per cuocere una torta per festeggiare.
Invece era morta due anni prima, soltanto dieci mesi dopo il nonno, deceduto in un incidente d'auto. Sarebbe stato poetico pensare che fosse morta per il dispiacere, ma non era andata così; alla fine era stato un attacco di cuore che se l'era portata via.
Chloe pensò anche a Danielle. Dopo la scuola superiore, Danielle si era trasferita a Boston per qualche anno. Dopo un falso allarme di gravidanza, un paio di arresti e un sacco di lavori finiti male, la sorella aveva finito per tornare a Pinecrest, qualche anno prima.
Per quanto riguardava Chloe, lei aveva frequentato il collegio a Philadelphia, aveva incontrato Steven, e aveva iniziato il percorso per diventare agente dell'FBI. Le rimanevano alcuni corsi da seguire, ma il trasferimento era andato liscio. Baltimora era soltanto a mezz'ora d'auto verso ovest e tutti i suoi crediti universitari erano stati trasferiti senza problemi.
Era parso quasi che le stelle si fossero allineate in modo perfetto quando Steven era riuscito ad ottenere un lavoro a Pinecrest. Per quanto Chloe scherzasse sul non voler tornare a Pinecrest, qualcosa dentro di lei sapeva da sempre che sarebbe tornata lì, fosse stato anche solo per qualche tempo. Era un sentimento sciocco, ma sentiva di doverlo ai suoi nonni. Una volta cresciuta, non aveva perso tempo e se n'era andata da lì, e aveva la sensazione i nonni avessero preso la sua decisione in modo un po' troppo personale.
Poi era arrivata la casa perfetta e Chloe aveva iniziato a ad apprezzare l'idea di tornare a vivere in una piccola città. Pinecrest non era affatto piccola: una popolazione di circa 35.000 persone la rendeva una cittadina di dimensioni adatte per Chloe.
Inoltre, era emozionata di incontrare Danielle.
Ma prima dovevano finire il trasloco.
I pochi averi che lei è Steven avevano erano chiusi in scatoloni accatastati sul retro di un furgone per traslochi a noleggio, che al momento era posteggiato di traverso lungo il loro vialetto asfaltato. Era da due ore che scaricavano la loro roba facendo dentro e fuori, avanti e indietro, finché alla fine riuscirono a vedere il fondo del furgone.
Mentre Steven portava in casa gli ultimi scatoloni, Chloe iniziò ad aprirli. Era surreale pensare che quelli fossero tutti oggetti che provenivano dai loro rispettivi appartamenti, e che adesso avrebbero condiviso lo stesso spazio, dato che erano una coppia. Ciò le dava una sensazione di calore, che la spinse a rimirare l'anello al suo dito con un sorriso sicuro.
Stava ancora svuotando gli scatoloni, quando sentì qualcuno bussare alla porta; il primo ospite della loro nuova casa. Una voce acuta di donna disse: "Salve?"
Confusa, Chloe si interruppe e andò alla porta d'ingresso. Non sapeva bene chi si aspettasse di vedere alla porta, ma di certo non era un volto dal suo passato. Curiosamente, fu proprio ciò che trovò sulla soglia.
"Chloe Fine?" domandò la donna.
Erano passati otto anni, ma Chloe riconobbe senza esitazioni il viso di Kathleen Saunders. Erano andate alle superiori insieme. Era strano come in un sogno vederla lì, in piedi alla sua porta d'ingresso. Anche se alle superiori non erano migliori amiche, erano un po' più che semplici conoscenti. Eppure, vedere un volto del suo passato in piedi sulla soglia del suo futuro fu così inaspettato che fece rimanere Chloe stordita per un momento.
"Kathleen?" chiese "Che accidenti ci fai qui?"
"Ci vivo" disse Kathleen sorridendo. Aveva messo su abbastanza peso dalle superiori, ma il sorriso non era cambiato.
"Qui?" Chiese Chloe. "In questo quartiere?"
"Sì. Due case più in là, sulla destra. Stavo tornando dalla mia passeggiata con il cane e mi era sembrato di riconoscerti. Cioè, o eri tu, oppure tua sorella. Così mi sono avvicinata e ho chiesto al ragazzo sul furgone, e lui mi ha detto di salire per salutarti. È tuo marito quello?"
"Fidanzato" la corresse Chloe.
"Beh, com'è piccolo il mondo vero?" disse. "O piuttosto... com’è piccola questa città."
"Sì, in effetti" ne convenne Chloe.
"Mi piacerebbe molto restare qui a chiacchierare con te, ma in realtà devo incontrarmi con un cliente tra meno di un'ora" disse Kathleen. "Inoltre, non voglio intralciarti mentre stai disfando i bagagli. Però, ascolta... Ci sarà una festa di quartiere questo sabato. Volevo essere la prima a invitarti di persona."
"Beh, grazie. Lo apprezzo."
"Senti, solo una domanda veloce… Come sta Danielle? So che dopo la scuola superiore ha avuto qualche momento difficile. Ho sentito dire che abita a Boston."
"Abitava a Boston" la corresse Chloe. "In realtà è tornata a Pinecrest già da qualche anno."
"Ma è fantastico" commentò Kathleen. "Magari invita anche lei alla festa di quartiere. Mi farebbe davvero piacere chiacchierare un po' con tutte e due!"
"Sì, anche a me" disse Chloe.
Lanciò una rapida occhiata oltre la spalla di Kathleen e vide Steven sul retro del furgone. Si stringeva nelle spalle e le rivolgeva un'espressione come a dire: scusa!
"Beh, è stato bello vederti" disse Kathleen. "Spero di vederti alla festa. E comunque, sai dove abito!"
"Già! Due case più in là, sulla destra."
Kathleen annuì, poi colse Chloe di sorpresa con un abbraccio. Chloe ricambiò, nonostante non le sembrasse di ricordare che Kathleen a scuola fosse il tipo che abbracciava gli amici. Osservò la sua vecchia amica (in un certo senso anche nuova, pensò) salutare Steven e tornare verso casa lungo il marciapiede.
Steven risalì sul portico con gli ultimi due scatoloni. Chloe prese quello in cima e insieme li portarono in soggiorno. La casa adesso era un labirinto di scatoloni e valigie.
"Mi dispiace" disse Steven. "Non sapevo se potesse essere un ospite gradito o no."
"No, non c'è problema. È stato strano, ma non spiacevole."
“Ha detto di essere una tua amica delle superiori."
"Sì. E adesso eccoci qui, che viviamo a due casa di distanza. Mi è sembrata molto carina. Ci ha invitati ad una festa di quartiere, questo fine settimana."
"Che gentile."
"Conosceva anche Danielle alle superiori. Credo che inviterò anche lei alla festa."
Steven iniziò ad aprire uno degli scatoloni, sospirando. "Chloe, siamo qui da meno di un giorno. Non possiamo aspettare prima di invitare tua sorella nelle nostre vite?"
"Infatti" disse lei. "La festa è fra tre giorni. Quindi aspetteremo tre giorni."
"Sai cosa voglio dire. Danielle ha la tendenza a rendere le cose molto più difficili di quello che sono."
Capiva benissimo quello che voleva dire. Steven aveva incontrato Danielle quattro volte, e ognuna di quelle occasioni era stata imbarazzante; e nessuno dei due aveva problemi ad ammetterlo. Danielle si trascinava tutta una serie di problemi, nessuno dei quali particolarmente adatto a stare in mezzo a degli sconosciuti. Perciò immaginava che Steven avesse ragione. Perché invitarla a una festa di quartiere dove non conosceva nessuno?
Ma la risposta era semplice: perché è mia sorella. Negli ultimi anni ha sempre sofferto da sola e, per quanto possa suonare sdolcinato, ha bisogno di me.
L'immagine di loro due sedute sui gradini della palazzina irruppe nella sua mente con la forza di una raffica di vento del deserto.
"Sapevi che prima o poi l’avrei contattata" disse Chloe. "Non posso certo vivere nella stessa città e continuare a tenerla fuori dalla mia vita."
Steven annuì e si avvicinò. "Lo so, lo so" disse. "Ma lasciami almeno sognare."
Chloe sapeva che in quel commento sarcastico era nascosta la verità, ma del resto l'aveva detto in tono leggero. Si era arreso, non volendo che una discussione su sua sorella rovinasse il giorno del loro trasloco.
"Potrebbe essere una cosa buona per lei" disse Chloe.
"Uscire, socializzare… Credo che riuscirò a fare qualcosa per lei se riesco a diventare una presenza costante nella sua vita."
Steven era a conoscenza della storia complessa che c'era tra loro due. E, anche se non nascondeva il fatto di non impazzire per Danielle, aveva sempre supportato Chloe in modo amorevole e capiva la sua preoccupazione per la sorella.
"Allora fa quello che credi sia giusto per lei" disse. "E dopo che l’avrai chiamata, vieni ad aiutarmi a montare il letto in camera nostra. Ho intenzione di usarlo più tardi."
"Ah davvero?"
"Già. Il trasloco mi ha stancato. Sono esausto, credo che dormirò molto a lungo... E ci sarà molto caldo."
Scoppiarono entrambi a ridere e si abbracciarono. Si scambiarono un bacio intenso che suggeriva che forse quella prima notte nella loro nuova casa avrebbero davvero fatto buon uso del letto. Ma per il momento, c'erano montagne e montagne di scatoloni da disfare.
Senza dimenticare una telefonata potenzialmente imbarazzante da fare a sua sorella.
Il pensiero la riempiva allo stesso tempo di gioia e angoscia.
Nonostante fosse sua sorella gemella, Chloe non sapevo mai cosa aspettarsi da Danielle. E, per qualche motivo, il fatto di essere tornata a Pinecrest l’aveva resa tristemente certa che le cose per Danielle erano probabilmente peggiorate.
На этой странице вы можете прочитать онлайн книгу «La Porta Accanto», автора Блейка Пирс. Данная книга имеет возрастное ограничение 16+, относится к жанрам: «Триллеры», «Современные детективы». Произведение затрагивает такие темы, как «расследование убийств», «психологические триллеры». Книга «La Porta Accanto» была издана в 2019 году. Приятного чтения!
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